Serve un accordo sul clima che abbia un chiaro orientamento etico per la difesa della dignità umana, soprattutto dei più bisognosi. E’ l’esortazione levata dal card. Pietro Parolin, intervenuto ieri alla Conferenza sul clima di Parigi (Cop21). Il Segretario di Stato vaticano, che guida la delegazione della Santa Sede al Summit, ha portato il saluto e l’incoraggiamento di Papa Francesco ai partecipanti all’evento. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“A nome di Papa Francesco, rivolgo a tutti voi un cordiale saluto, insieme al Suo sincero incoraggiamento a lavorare alacremente per un esito fecondo di questa” Conferenza sul clima. Il card. Pietro Parolin ha iniziato così il suo intervento alla Cop21 di Parigi. Il porporato ha rammentato che nel suo discorso all’Onu di Nairobi, Papa Francesco ha auspicato un Accordo “globale” e “trasformativo” sul clima “fondato sui principi della solidarietà, della giustizia, dell’equità e della partecipazione, orientato al conseguimento di tre obiettivi complessi e interdipendenti: alleviare gli impatti del cambiamento climatico, combattere la povertà, far fiorire la dignità della persona umana”. Ed ha ricordato che per il Papa “sarebbe tragico che gli interessi particolare prevalgano sul bene comune e portino specialmente a manipolare l’informazione”. Un accordo globale e trasformativo, ha dunque sottolineato il card. Parolin, “dovrebbe ancorare le sue fondamenta su tre pilastri”.
Accordo sul clima abbia orientamento etico
Il primo pilastro, ha detto, “consiste nell’adozione di un chiaro orientamento etico, che ispiri le motivazioni e le finalità dell’Accordo”. “Sappiamo bene – ha ammonito – che le persone più vulnerabili all’impatto del fenomeno del cambiamento climatico sono i più poveri e le generazioni future, che ne patiscono le conseguenze più gravi, senza spesso esserne responsabili”. Ed ha evidenziato che “questo fenomeno non conosce frontiere né barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci” e va quindi rafforzata “in noi la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana e che non c’è spazio per la cosiddetta globalizzazione dell’indifferenza”. Di fronte “all’urgenza di una situazione che richiede la più ampia collaborazione possibile per il raggiungimento di un piano comune – ha proseguito il Segretario di Stato vaticano – è importante che quest’Accordo sia imperniato sul riconoscimento sia dell’imperativo etico ad agire in un contesto di solidarietà globale, sia della responsabilità comune ma differenziata di ciascuno, secondo le rispettive capacità e condizioni”.
Paesi sviluppati siano i primi ad impegnarsi per lo sviluppo sostenibile
Il secondo pilastro, ha proseguito, “riguarda il fatto che l’Accordo dovrebbe non solo individuare le modalità per la sua attuazione, ma anche e soprattutto trasmettere chiari segnali che orientino i comportamenti di tutti gli attori interessati a cominciare dai governi, ma anche le autorità locali, il mondo imprenditoriale, la comunità scientifica e la società civile”. Ciò, ha ribadito, “richiede di intraprendere con convinzione la strada verso un’economia a basso contenuto di carbonio e verso uno sviluppo umano integrale”. E qui ha esortato tutti ad impegnarsi e in particolare i Paesi “con maggiori risorse e capacità” che, ha ammonito, “dovrebbero dare il buon esempio, apportando risorse ai Paesi più bisognosi per promuovere politiche e programmi di sviluppo sostenibile”. Il card. Parolin si è in particolare riferito “alla promozione delle energie rinnovabili e della dematerializzazione, così come allo sviluppo dell’efficienza energetica; oppure a una gestione adeguata delle foreste, del trasporto e dei rifiuti; allo sviluppo di un modello circolare dell’economia”. E ancora “all’attuazione di programmi appropriati, sostenibili e diversificati di sicurezza alimentare e di lotta allo spreco del cibo; a strategie di contrasto a speculazioni e a sussidi inefficaci e talvolta iniqui; allo sviluppo e trasferimento di tecnologie appropriate”. Sono tutti aspetti, ha affermato, “la cui efficace attuazione dovrebbe essere ispirata dal nuovo Accordo”.
Cambiare modelli di produzione, no alla cultura dello scarto
Il terzo pilastro, ha proseguito, “riguarda la visione del futuro”. La Cop-21 “non rappresenta né un momento di arrivo, né un punto di partenza, ma una tappa cruciale di un percorso che certo non termina nel 2015”. Un Accordo con un’ampia “prospettiva temporale come quella in oggetto – è stata la sua esortazione – dovrebbe prevedere dei processi di revisione degli impegni e di follow-up trasparenti, efficaci e dinamici, in grado di aumentare progressivamente il livello di ambizione, nonché garantire un adeguato controllo”. Inoltre, ha detto il porporato, “è necessario prendere in seria considerazione l’attuazione di modelli di produzione e consumo sostenibili e di nuovi atteggiamenti e stili di vita”. Le “soluzioni tecniche sono necessarie – ha ripreso – ma non sufficienti, se non si entra nel merito dell’educazione a stili di vita sostenibili e a una consapevolezza responsabile”. “L’attuale stile di vita, con la sua cultura dello scarto, è insostenibile – ha detto, riprendendo la Laudato si’ – e non deve avere spazio nei nostri modelli di educazione e di sviluppo”.
Il Santo Padre, ha concluso il card. Parolin, incoraggia tutti affinché la Conferenza sul clima “possa concludersi con l’adozione di un Accordo globale e trasformativo che abbia un chiaro orientamento etico, che trasmetta forti segnali per tutti gli attori coinvolti e che adotti una visione di lungo periodo consistente con il conseguimento” dei tre obiettivi: “alleviare gli impatti del cambiamento climatico, combattere la povertà, far fiorire la dignità dell’essere umano”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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