Il cardinale Parolin, prendendo spunto dalla Festa di San Francesco, ha affermato che il Poverello di Assisi “ci insegna le ragioni, il coraggio e la pazienza del dialogo, anche con i più lontani, perché, toccati dalla purezza delle nostre intenzioni, possano ravvedersi e desistere dai loro progetti di violenza e di sopraffazione”. “Siamo profondamente colpiti – ha detto – nel vedere le crescenti minacce alla pace e turbati per le condizioni delle comunità cristiane che vivono nei territori tra Siria ed Iraq, controllati da un’entità che calpesta il diritto e adotta metodi terroristici per tentare di espandere il suo potere. Tali comunità, che fin dai tempi apostolici abitano quelle terre, si trovano perciò ad affrontare situazioni di grave pericolo e di aperta persecuzione e sono spesso costretti ad abbandonare tutto e a fuggire dalle loro abitazioni e dal loro Paese”.
“É triste constatare – ha proseguito il porporato -quanto siano persistenti e attive le forze del male, quanto in alcune menti corrotte si sia fatta strada la convinzione che la violenza e il terrore siano metodi di cui potersi servire per imporre agli altri la propria volontà di potenza, dissimulata addirittura sotto la pretesa di affermare una determinata concezione religiosa! Si tratta chiaramente di un pervertimento dell’autentico senso religioso con esiti drammatici e a cui è necessario rispondere”.
“La Chiesa – ha affermato con forza – non può rimanere in silenzio di fronte alle persecuzioni sofferte dai suoi figli e la comunità internazionale non può rimanere neutrale tra gli aggrediti e l’aggressore”. Occorre dunque “porre in atto tutte quelle iniziative concrete che servano a sensibilizzare i Governi e l’opinione pubblica. Nulla va tralasciato di quanto è possibile fare per alleviare le condizioni dei nostri fratelli nella prova e per fermare i violenti”. “I cristiani perseguitati e tutti coloro che soffrono ingiustamente devono poter riconoscere nella Chiesa l’istituzione che li difende, che prega ed agisce per loro, che non teme di affermare la verità, divenendo parola per chi non ha voce, difesa e sostegno di chi è abbandonato, profugo, discriminato”.
Il cardinale segretario di Stato ha ricordato l’azione della Santa Sede “in favore del diritto alla vita ed in favore della libertà religiosa, capisaldi tra i diritti umani” e ha richiamato la comunità internazionale al “dovere di garantire nei modi stabiliti dal diritto internazionale la pace e la sicurezza, al fine di porre gli aggressori nella condizione di non nuocere”. “Siamo chiamati tutti – ha concluso – a svolgere con impegno questo compito per la pace nel mondo, per la continuità e lo sviluppo della presenza delle comunità cristiane del Medio Oriente, per il bene comune dell’umanità”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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