R. – Io direi di fare spazio a questa inquietudine e di saper distinguere tra le inquietudini, perché in fondo al cuore portiamo tutti delle inquietudini, no? Ma, purtroppo, a volte, sono inquietudini non vere. Saper scoprire la vera inquietudine, che è quella che ci porta a Dio e che ci fa riposare in Lui. Quindi, questa capacità di distinguere, di discernere nel nostro mondo interiore – dove abita la verità, dice Agostino – queste inquietudini che possono portarci a Dio e quelle che invece ci possono allontanare da Lui.
D. – Lei ha tracciato il percorso di Sant’Agostino sottolineando alcune sue parole: quali sono secondo lei le più attuali?
R. – Agostino è così ricco che è molto difficile scegliere alcune parole. Io credo che le più attuali rimangono forse quelle più conosciute, cioè: “Ci hai fatto per te Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Mi pare che siano di un’attualità bruciante, in un tempo, oggi, in cui tanti uomini sembrano non interessarsi a Dio, aver dimenticato Dio nella loro vita. Ci si scopre sempre come esseri bisognosi, come esseri che si trovano nella necessità e nel bisogno, che quindi devono trovare una risposta a queste inquietudini del loro cuore. Questa è la parola che io ripeterei. Credo che sia la parola che può essere capita dalla gente, perché se la gente trova un momento per ascoltare se stessa, per andare nelle profondità del cuore, sente che c’è in se stessa un’attrazione verso questa roccia che può dare consistenza al suo cuore.
D. – Agostino ha vissuto in un’epoca disseminata da difficoltà e tribolazioni. Anche oggi ci sono Paesi – nel Medio Oriente ad esempio – che stanno vivendo atroci drammi: cosa apprendere da Agostino?
R. – Apprendere questa capacità di leggere, al di sotto degli avvenimenti, il piano di Dio che si sta svolgendo, che si sta sviluppando, e che è sempre un piano di pace e di salvezza per l’uomo e offrirci così, umilmente, però totalmente, per la realizzazione della città di Dio, dove prevale l’amore, l’amore di Dio, fino al punto di disprezzare se stessi. Dobbiamo dimenticarci di noi stessi e prendere a cuore la sorte dei nostri fratelli, anche adesso – lei ricordava queste situazioni particolari nel Medio Oriente – quelli che soffrono, i cristiani e tutte le altre minoranze: trovare la maniera concreta e più efficace di aiutarli. Quindi, questa lettura che va al di là di quello che si vede e si sente, una lettura che va più in profondità, che ci aiuta a scorgere il piano di Dio, e questa chiamata a farci collaboratori di questo piano di Dio perché l’uomo abbia la vita e l’abbia in abbondanza.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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