LOMBARDIA – MILANO – “Il Seminario ci ricorda anche che questo nutrimento essenziale ed esistenziale che è l‘amore di Dio non è un dono individuale, ma pane da spezzare, alimento da condividere convivialmente, destinato a sfamare tutto il campo che è il mondo”. È un passaggio del messaggio del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, per la Giornata diocesana del Seminario, che si è celebrata ieri. Nel Seminario, ha spiegato, “l‘amore di Cristo è gustato e vissuto all‘interno di una vita comunitaria, imponendosi come unica ragione capace di unire persone di diverse età e diverse provenienze. Questi giovani, impegnati nella verifica della loro vocazione e nella formazione al ministero presbiterale, ci spingono a un cambiamento di mentalità, dove la ricerca del vero, del bello e del buono dev‘essere sempre condivisa nella comunione con gli altri fratelli per una crescita del bene comune”. Per il porporato, “l’amore di Cristo è un nutrimento che non va risparmiato, non va tenuto per sé, ma cresce solo con l‘essere donato. Per questo i seminaristi sono chiamati alla missione sin dai primi anni di Seminario: all‘inizio solo per qualche giorno nei nostri oratori e, una volta ordinati, nelle parrocchie in cui il vescovo li manda. Il dono della vocazione è compito per il mondo”.
“I futuri presbiteri – ha ricordato il cardinale Scola – saranno chiamati un domani, con la grazia di Dio, a nutrire la nostra diocesi con il dono di tutta la loro vita, portando quel pane sostanziale che è l‘Eucaristia, il pane del Suo perdono, il pane della Sua Parola fino alle periferie materiali e esistenziali della nostra diocesi. Saranno chiamati alla custodia e alla cura di tutti, specialmente dei bambini, degli anziani e di coloro che spesso si trovano ai margini del cuore del mondo”. “Il nostro Seminario, in particolare in quest‘anno dell‘Expo 2015 – ha aggiunto il porporato -, davvero ci richiama all‘amore di Cristo, il solo che può nutrire il mondo, perché può saziare il cuore di ogni uomo su questa terra. Per questo invito ognuno a ‘nutrire’ a sua volta il Seminario: con la preghiera, con l‘aiuto economico e magari – mi rivolgo ai più giovani – con la propria vita”. Perciò, “ogni ragazzo, che abbia avvertito in cuor suo la possibilità di dedicare totalmente la propria vita a Cristo, è invitato dall’arcivescovo a intraprendere un cammino di verifica di tale intuizione, parlandone con una persona di fiducia, come un educatore, un religioso o un sacerdote. Non c‘è niente di più bello di una vita che sia, a immagine di Cristo, pane spezzato per la vita del mondo”. Fonte: Agensir