CAMPANIA – NAPOLI – Il “senso vero” della Pasqua è “il passaggio dalla morte alla vita, dalla schiavitù del peccato alla libertà della grazia. Lo ha detto, eri mattina, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nella Messa di Pasqua. “Come, noi, discepoli di Cristo, viviamo la Pasqua oggi, nelle nostre famiglie e nelle nostre città? Abbiamo veramente il cuore libero dal peccato, dall’odio, dalla maldicenza, dall’invidia, dall’avidità del denaro?”, si è chiesto il porporato. “Se fossimo ancora prigionieri di questi mali – ha osservato -, allora sarebbe come se Gesù non fosse risorto, come se avessimo vanificato la sua dolorosa passione e la sua morte atroce. Se, in questa Pasqua, non avessimo confessato i nostri peccati e non avessimo fatto il proposito di iniziare una nuova vita, saremmo cristiani solo di nome, superficiali e, come dice Papa Francesco, senza spessore, ‘inamidati’”. Purtroppo, “quanta gente incontriamo, anche oggi, nelle nostre strade, gente triste, depressa, scoraggiata, senza speranza; quanti giovani sono apatici, senza gioia, pur nuotando nei divertimenti, desiderosi di felicità che si illudono di gustarla ricorrendo alla droga, rifugiandosi nelle discoteche. Eppure, la felicità, quella vera, c’è ed è a portata di mano di ognuno: basterebbe che facessero entrare Gesù Cristo nei loro cuori e accettassero il suo invito all’amore e alla verità”.
“La risurrezione di Cristo – ha evidenziato il cardinale – vince le nostre tristezze, la disperazione o la voglia di autodistruzione e ci comunica, invece, libertà, forza e serenità”. In questa Santa Pasqua di risurrezione del Signore, è stato l’invito del cardinal Sepe, “impegniamoci a liberarci da tutti quei legami che ci imprigionano alla terra e non ci lasciamo vedere la luce del cielo, del Paradiso. Vinciamo tutte quelle preoccupazioni che ci costringono a trovare solo nel successo materiale le nostre illusorie soddisfazioni”. Infatti, “se pensiamo solo alle cose della terra, al denaro, alla comodità della vita, non saremo mai veramente felici e soddisfatti. La vera gioia si trova solo nel Signore e nell’aiutare gli altri a riconoscerlo come Dio e Salvatore”. “È l’invito – ha proseguito – che troviamo nelle parole poetiche di un autore cristiano antico che possiamo fare nostre: ‘Va’ a dire loro: Lo Sposo si è destato, uscendo dalla tomba e trascinando ogni cosa dalla morte alla vita. Cacciate, apostoli, la tristezza mortale, perché si è ridestato Colui che offre agli uomini caduti, la risurrezione”. Infine, la preghiera: “Maria SS.ma, la Madre della gioia e della speranza, ci insegni a trovare solo nel Suo Figlio, la sorgente della nostra felicità”. Fonte: Agensir