Mancano poco più di dieci giorni al viaggio apostolico di Papa Francesco in Corea del Sud, ma altri due Paesi asiatici si stanno già preparando ad accogliere il Successore di Pietro: si tratta dello Sri Lanka e delle Filippine, dove il Pontefice si recherà nel gennaio dell’anno prossimo. Grandi sono le speranze per questi viaggi, anche sulla scorta delle parole di Giovanni Paolo II che vedeva nel Terzo Millennio una nuova primavera cristiana in Asia. Sull’attesa nelle Filippine, Emer McCarthy ha sentito il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila:
R. – Il popolo filippino ama il Santo Padre e, l’annuncio del suo viaggio in Asia, in particolare nelle Filippine, l’anno prossimo, ha dato tanta gioia alla gente, è stata una cosa meravigliosa. I non cattolici, i mass media, la televisione, la radio, tutti, tutti i filippini, parlano sempre del prossimo gennaio come di un mese di grazia. E c’è anche un’altra ragione: il 14 gennaio 1995, Papa Giovanni Paolo II è venuto nelle Filippine, per la Giornata della gioventù. L’anno prossimo, Papa Francesco arriverà il 15 gennaio, 20 anni dopo. La gente filippina vedrà di nuovo un Vicario di Cristo, nella persona di Papa Francesco.
D. – Il Papa dice che viene soprattutto per pregare ed essere vicino alle vittime del tifone, che si è abbattuto nelle Filippine l’anno scorso, causando numerose vittime e ingenti danni. Ecco, l’importanza della vicinanza del Papa a questo popolo sofferente…
R. – Sì, sì, un popolo sofferente, che si trova in un processo di ricostruzione della vita: non solo delle case, delle scuole, infatti, ma specialmente della vita. La sofferenza continua, ma la vicinanza di tutti i popoli di buona volontà è straordinaria ed è una ragione per avere la speranza e la forza di continuare. La vicinanza del Santo Padre avviene, comunque, in un modo speciale, perché un anno fa il Papa benedisse il mosaico di San Pedro Calungsod, nella Basilica di San Pietro, dopo il tifone, e lanciò un messaggio al popolo sofferente delle Filippine: “Non stancatevi di chiedere: ‘Perché? Perché?’”. La parola usata dai bambini con il papà e la mamma. Nella sofferenza il popolo deve chiedersi “perché?”, per attirare l’attenzione e gli occhi di Dio Padre a sé. E questo è il messaggio toccante per le Filippine.
D. – Tra pochi giorni il Papa si recherà in Asia per la sua prima visita nel continente, per la Giornata asiatica della gioventù e per beatificare 124 martiri coreani. La sua diocesi precedente è stata quella dove si è svolta la quinta edizione della Giornata asiatica della gioventù. Ci può parlare di questa realtà e di come sia l’attesa per l’arrivo del Papa in Asia?
R. – Sì, quattro o cinque anni fa, la mia precedente diocesi è stata scelta come luogo per lo svolgimento della Giornata asiatica della gioventù. E’ un raduno dei giovani asiatici abbastanza piccolo, se paragonato alla Giornata mondiale. Questi giorni, però, sono giorni intensi di formazione, di preghiera, di comunione e missione. E penso che avverrà la stessa cosa a Seul, in Corea, con un dettaglio molto particolare, però: la presenza del Santo Padre. Questo è l’appoggio ad una Chiesa sofferente, ma vivace, in Corea.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana