Nella lunga conversazione con Angelo Zema il cardinale presenta il Convegno diocesano che si terrà dal 14 al 16 giugno e avrà per tema “Vi trasmettiamo quello che abbiamo ricevuto (cfr. 1 Cor 15,3) – Noi genitori testimoni della bellezza della vita”. Ma non si sottrae alle domande sul Pontefice. «Il Papa – sottolinea Vallini – è stato eletto da un Collegio cardinalizio che ha riposto in lui la massima fiducia, in un atto importante, qual è il Conclave, e lo ha fatto con spirito di fede e di responsabilità. In papa Francesco tutti abbiamo visto e vediamo il pastore scelto dal Signore e a lui abbiamo prestato e prestiamo obbedienza e filiale rispetto». Il cardinale dà una sua spiegazione alle illazioni che trovano spazio sui media.
«Queste analisi – afferma – vengono sempre dagli stessi giornalisti e dalle stesse testate. Chi è abituato a fare l’analista politico, ideologicamente orientato, ha la deformazione professionale – forse anche in buona fede – di insinuare e interpretare i fatti nell’ottica della contrapposizione politica. Questo criterio ermeneutico, applicato alla Chiesa, falsa la realtà. Anche il normale e costruttivo confronto delle idee – voluto e incoraggiato dal Papa stesso – è letto in chiave di potere, di resistenza, di sfida, di lotta. Nelle interviste le domande spesso vengono poste volutamente in un certo modo, qualche termine o inciso viene amplificato ad arte, così da cucire su misura una tesi preconfezionata. Questo metodo di leggere la realtà a me sembra fuorviante. Non escludo che qualche espressione nell’intervista a qualche cardinale o altro ecclesiastico possa prestarsi a un’errata interpretazione complessiva della vita della Chiesa; e dunque sarebbe meglio essere più cauti. Ma da questo a figurare una lotta tra il Papa e la Curia ci corre».
Poi Vallini offre una testimonianza personale. «Sono membro di vari organismi della Curia, partecipo regolarmente a incontri e riunioni riservate, non ho mai ascoltato giudizi o pareri che qualche giornale vorrebbe accreditare». E ribadisce: «Francesco è amato dai sacerdoti e dal popolo, fin dal giorno della sua elezione».
Di Giacomo Gambassi per Avvenire
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