Il presidente della Cei parla del clima di attesa a Genova per il Congresso eucaristico nazionale e anticipa uno dei suoi frutti: la missione dei giovani ai giovani. Tra le proposte: spingere i laici ad andare a messa anche durante la settimana. Le offerte della messa finale per i terremotati. Il legame con il Giubileo e con il Convegno di Firenze.
È iniziato il conto alla rovescia per il Congresso eucaristico nazionale, che vedrà radunarsi a Genova, dal 15 al 18 settembre, la Chiesa italiana nelle sue varie articolazioni, attorno al tema: “L’Eucaristia sorgente della missione. Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro”. Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, delegato di Papa Francesco al Congresso, ci descrive il clima della vigilia e rivela: uno dei frutti dell’appuntamento sarà la missione dei giovani ai giovani. Nella messa conclusiva a piazzale Kennedy le offerte saranno devolute alle vittime del terremoto del Centro Italia. Il crocifisso di Amatrice, sospeso tra cielo e terra, come motore per riscoprire il calore dell’appartenenza. Forte il legame con il Giubileo e il Convegno di Firenze.
Il Congresso eucaristico nazionale torna a Genova dopo quasi un secolo: che aria si respira in quella che tra pochi giorni sarà la “capitale spirituale” d’Italia?
C’è una grande attenzione e una grande attesa. Una attesa non passiva: un’attenzione spirituale fatta di preghiera e di sensibilizzazione ulteriore, un messaggio di attenzione da parte della comunità cristiana, che si è preparata moltissimo e con diverse iniziative a questo appuntamento. Direi che
quella di Genova verso il Congresso eucaristico è una bella attenzione spirituale,
nei confronti di un evento che coinvolgerà tutta la Chiesa italiana nelle sue varie espressioni.
Il Congresso sarà un momento di carità, di catechesi e di preghiera che non si astrae però dalla realtà, purtroppo tragica, di questi giorni. Durante la Messa finale di domenica si raccoglieranno le offerte per le vittime del terremoto che ha colpito il Centro Italia…
Dall’Eucaristia celebrata all’Eucaristia testimoniata.
Quella a favore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle colpite dal sisma è una scelta all’insegna della carità e della missionarietà, che sono le due conseguenze fondamentali dell’esperienza liturgica. Nell’Eucaristia il corpo e il sangue di Cristo donati per noi ci spingono a stare vicini a coloro che si trovano nel bisogno e ad annunciare la grazia del Vangelo e il suo messaggio liberante, di speranza.
L’immagine dei funerali di Amatrice che abbiamo tutti ancora davanti agli occhi è quella del Crocifisso nella tenda, sospeso tra cielo e terra. Nei momenti più difficili, gli italiani hanno bisogno di sentirsi stretti alla propria gente. È dalla liturgia eucaristica che si può riscoprire il calore dell’appartenenza?
Assolutamente sì. Oggi c’è una grandissima solitudine, perché la cultura e la società si fondano solo su legami fragili, non solidi e veri ma labili. La società liquida non è uno slogan o una formula suggestiva: ognuno è solo con sé stesso, nella propria autonomia assoluta. Ma paradossalmente, proprio da questa desolata solitudine fatta di legami labili e liquidi, emerge in primo piano e con ancora più forza di prima il bisogno primario di Dio, come abbiamo visto ad esempio nei volti dei tanti giovani che sono accorsi a Cracovia per vivere con il Papa la Giornata mondiale della gioventù.
Due i legami forti del Congresso: con l’Anno Santo della Misericordia, soprattutto nella giornata di venerdì, e con il Convegno di Firenze, soprattutto nella giornata di sabato. Come si declineranno?
La giornata di venerdì sarà dedicata alle opere di misericordia: dalla cattedrale partiranno una cinquantina di gruppi che visiteranno altrettante opere di misericordia, sia corporali che spirituali, disseminate in vari luoghi della città. Il giorno seguente sarà invece caratterizzato dalle catechesi in dieci chiese del centro storico, dedicate all’Eucaristia e ai cinque verbi di Firenze (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare).
L’opera-segno del Congresso eucaristico saranno due strutture per i senza fissa dimora. Quali altri frutti concreti si aspetta dalle giornate di Genova e quali le proposte pastorali da sottoporre alle diocesi?
Fin dall’inizio del percorso di preparazione al Congresso ho chiesto ai sacerdoti di sensibilizzare i laici a partecipare alla Messa anche durante la settimana. È una proposta in cui credo profondamente e che non penso sia impossibile da realizzare. Un altro frutto concreto del Congresso eucaristico sarà una missione dei giovani ai giovani: i giovani della diocesi si sono adeguatamente preparati in questo anno e saranno loro a lanciare questa proposta da qui, come frutto missionario del Congresso eucaristico e quale segno di missionarietà per l’intera Chiesa italiana. Quanto alle due strutture per persone senza dimora, forniranno la cena, il riposo per la notte e la prima colazione ai loro ospiti nella zona est e nella zona ovest della città. Spero che le comunità cristiane che vivono attorno a questi due luoghi si attrezzino con il loro cuore e la loro intelligenza per stare accanto a queste persone assicurando il loro sostegno. Non si tratta solo di costruire strutture, ma di saperle gestire: l’intenzione non è solo quella di creare dei luoghi, ma di dare un’anima a questi luoghi.
Redazione Papaboys (Fonte agensir.it/M.Michela Nicolais)