Il dibattito nella Chiesa sul divorzio a qualche giorno dall’inizio del Sinodo sulla famiglia và diventando sempre più acceso. Il Segretario Baldisseri, ha dovuto fare delle precisazioni in merito alla fuoriuscita delle risposte contenute nei questionari inviati alle Conferenze Episcopali Locali: “la pubblicazione del materiale non era prevista. Si tratta di un’iniziativa unilaterale delle singole conferenze episcopali. L’indicazione era di inviare il materiale riservatamente in Vaticano. Se c’è qualcuno che fa quello che vuole, io non ci posso far nulla, ma non era nel programma”.
Sull’argomento è ritornato in queste ore l’Arcivescovo di Palermo, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il Presule, ha precisato che:
“l’ufficio giudiziario, per far luce su vicende che richiedono un pronunciamento di verità e di giustizia”, nel “profondo legame tra la dimensione giuridica e quella pastorale”, costituisce “una vera diaconia.
Una vera pastorale non può prescindere da una rigorosa applicazione delle norme, che sono garanzia per le parti di un equo processo”. Il Cardinale, ha posto l’accento sulla condizione
“dolorosa” di chi ha
“la viva speranza che la dichiarazione di nullità matrimoniale possa permettere di superare una situazione d’irregolarità” e, di conseguenza, di poter
“accedere ai sacramenti”, e anche di
“celebrare un matrimonio canonico”. La dichiarazione di nullità
“non può essere solo lo strumento per regolarizzare una situazione matrimoniale irregolare” perché
“il vincolo del matrimonio contratto in libertà dagli sposi è stabilito da Dio stesso e non può essere sciolto”. “I giudici ecclesiastici cercano la verità su un matrimonio, se è valido o non è mai esistito – ha chiarito
-. Dire che un matrimonio non è mai esistito crea spesso grandi problemi, con ferite irreparabili in uno dei coniugi o entrambi e, soprattutto, nei figli. La dichiarazione di nullità non annulla gli anni passati insieme”. A cura della Redazione Papaboys