R. – E’ un progetto di intervento preventivo a sostegno di quelle famiglie che si trovano in un momento particolare della loro vita a vivere una situazione di fragilità. In modo pratico: una famiglia, che definiamo “famiglia risorsa”, si mette a disposizione di una famiglia che consideriamo fragile per accompagnarla durante un percorso educativo, per evitare in modo particolare il rischio anche di allontanamento del minore dalla famiglia di origine. L’obiettivo, naturalmente, è quello di riuscire a trasformare una buona prassi in una politica attivabile, sostenibile sui vari territori, in modo che i servizi possano essere attrezzati e dotati di una modalità di intervento in più per andare a coprire un’area di vulnerabilità e di fragilità di quelle famiglie che si trovano nella fascia grigia, famiglie che necessiterebbero di interventi più impegnativi, anche dal punto di vista delle risorse economiche che dovrebbero essere messe in campo.
E nel progetto forte è l’impegno anche della Caritas italiana e diocesana che si va ad affiancare così al lavoro dei servizi sociali. Il commento del direttore della Caritas italiana don Francesco Soddu:
R. – Ciò che io ritengo sia necessario sottolineare è l’apporto che, attraverso Caritas, sia gli enti locali come le famiglie e le diocesi riescono a produrre, dando un nuovo parametro e qualche respiro in più ai servizi sociali, affinché possano uscire da una sorta di standardizzazione del loro essere verso delle forme che possono essere inedite fino a questo momento.
D. – In che modo individuate le famiglie che hanno bisogno di aiuto?
R. – Ogni Caritas e ogni centro di ascolto registra quelle che sono le criticità del territorio: e non soltanto le criticità, ma anche quelle che sono le potenzialità. Pertanto “Una famiglia per una famiglia” è il raccogliere quelle belle opportunità che dai centri di ascolto, passando attraverso gli osservatori delle povertà e delle risorse, già sono evidenti.
Infatti nella capitale, sempre di più sono le famiglie in serie difficoltà economiche costrette a chiedere aiuto alla Caritas diocesana. Il direttore della Caritas diocesana, mons. Enrico Feroci:
R. – Noi abbiamo grandi difficoltà con le famiglie che si riferiscono alla Caritas diocesana. Sappiamo che gli interventi che possiamo fare sono quelli di ordine materiale: li mandiamo all’emporio, paghiamo anche qualche volta – quando è possibile – le utenze… Ma ci siamo resi conto che c’è un’altra difficoltà, che è molto più interiore, che è molto più profonda ed è quella della incapacità, molte volte, delle famiglie di sapersi gestire. Allora abbiamo pensato che un tutor, una famiglia che potesse star vicino alla famiglia per aiutarla a individuare i percorsi e venire fuori dalle difficoltà materiali e qualche volta anche psicologiche dei rapporti: questo potrebbe essere un esperimento e una realtà molto bella, molto positiva. Quindi abbiamo voluto sottolineare come la famiglia, in quanto tale, possa essere aiutata dalla famiglia: non solamente il singolo, la persona, il bambino perché minore o l’anziano perché solo, ma far diventare la famiglia una risorsa in modo che le famiglie possano ritrovare la strada e un percorso per camminare da soli.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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