È un malessere che cresce. Che investe fette di popolazione fino a qualche tempo fa immuni, che scopre nervi e apre sfide a cui il volontariato non si è sottratto finora e deve continuare a dare risposte, «andando verso l’altro». Roma continua ad essere capitale anche della povertà, che colpisce per lo più anziani, giovani precari e famiglie con figli. Così è il ceto medio che si ritrova sempre più spesso in coda nelle mense della carità capitoline o in fila per un pacco alimentare. Un’utenza che è cambiata nel tempo, con quasi la metà dei “nuovi poveri” di origine italiana.
A tracciare un quadro del disagio a Roma è la Caritas diocesana nel Rapporto presentato oggi alla Pontificia Università Lateranense con il vicario di Roma, monsignor Angelo De Donatis. «Non è spontaneo fermarsi, non attendiamo che la carità sorga spontanea per farla, non attendiamo di essere attratti dai poveri per aiutarli», è il suo appello del commentando la parabola del Buon Samaritano e soffermandosi sul significato del termine compassione, cioè «soffrire insieme, farsi vicino» perché la compassione «non è istinto ma conquista». Una conquista, aggiunge monsignor De Donatis che si ottiene «col lasciarsi contagiare dallo stile di Dio, col mettere al centro non il nostro sentire ma l’altro». Da qui, l’invito ad avvicinarsi al prossimo, perché «da lontano possiamo esprimere giudizi che non corrispondono alla verità». «Non lasciamoli soli» è poi l’invito di Papa Francesco contenuto nel più vasto programma affidato alla sua diocesi. «La povertà ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro», queste le parole del pontefice riprese dal direttore della Caritas diocesana, monsignor Enrico Feroci, che si augura che i crudi dati sul disagio economico a Roma spingano ancora di più «i cittadini ad operare per la solidarietà, l’ascolto, la gratuità».
Anziani, giovani senza lavoro, famiglie con bimbi disabili
Tre le categorie nella infelice classifica di chi è più rischio povertà in una città che deve fare i conti con una emergenza abitativa senza pari in Italia, con trentamila famiglie coinvolte, tra occupazioni abusive, sfratti, richieste di alloggi popolari che attendono anni. Di contro a una platea di case sfitte che si aggira intorno ai 130mila appartamenti. Gli over65, i ragazzi che si dividono tra precariato e disoccupazione, i genitori che scelgono di mettere al mondo figli con una percentuale elevata riservata a nuclei familiari in cui è presente un minore disabile. Eccola le nuova mappa del disagio sociale capitolina.
«Se l’Italia, soprattutto l’universo giovanile, ha accusato perduranti ferite a causa della lunga crisi, Roma è anche in questo capitale», sottolinea Caritas Roma riferendo che il popolo dei senza dimora e dunque «in povertà estrema» arriva secondo alcune stime fino a 16mila persone. «Ma la povertà può assumere anche sembianze imprevedibili: forme di vero e proprio barbonismo domestico, cioè persone in abbandono totale pur essendo proprietari di una casa». Si è creata «una classe di nuovi poveri, nelle periferie e nelle classi sociali meno abbienti, come pure nella classe media» a causa di servizi pubblici non sufficienti che scaricano sulla famiglia una spesa sociale sempre crescente.
Tra i dati più preoccupanti quello sugli anziani: uno su tre nella Capitale è a rischio povertà. Resta poi il dramma dei giovani senza lavoro o precari. I cosiddetti “nuovi poveri” sono anche nelle fasce del disagio più marcato: tra le persone che vivono in strada il 45% sono italiani e il 33,5% possiede un diploma di scuola superiore. Si tratta di «persone che fino a poco tempo fa – si legge nel rapporto – seppure in maniera borderline, risultavano inclusi, capaci di condurre un’esistenza economicamente dignitosa» e che all’improvviso (la crisi dell’azienda per cui lavoravano, un licenziamento, una mobilità, una malattia gravosa, una separazione) si trovano ai margini.
Migranti, dipendenti da alcol, droga o gioco d’azzardo
Nel Rapporto un capitolo è dedicato ai migranti e, dati alla mano, si sottolinea che «l’integrazione è possibile» mentre la cosiddetta invasione non è altro che un “fantasma”; un’immagine creata dalla paura del diverso che si somma alla già tante difficoltà economiche e sociali degli italiani per via della crisi. C’è poi il problema disabilità con politiche da rafforzare soprattutto nelle scuole dove si contano 18.274 ragazzi disabili su una popolazione di mezzo milione di studenti. E qui la Caritas mette in evidenza anche «una disuguaglianza che non ti aspetti», quella di chi può accedere alle ripetizioni private e sostenere il suo percorso di studi e chi invece no.
Restano infine anche le dipendenze, dove alla droga o l’alcol, si aggiunge sempre più con forza quella dal gioco d’azzardo, che nel Lazio «ha movimentato 7,9 miliardi di euro nel 2016», è la stima dell’ente pastorale della diocesi di Roma. Il profilo del giocatore, secondo la Caritas, è prevalente maschio, oltre 40 anni, con titolo di studio medio-basso. Il 44% degli studenti abita o frequenta una scuola a pochi passi da un luogo dove si può giocare, quasi il 50% degli studenti tra i 14 e i 19 anni ha giocato d`azzardo almeno una volta nel corso dell`anno scolastico 2015-2016.«Di fronte alle sfide attuali – è dunque la conclusione – il volontariato può favorire e sollecitare relazioni. La nuova sfida dunque è andare incontro all’altro».
Fonte avvenire.it/Alessia Guerrieri
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