Importante marcia indietro dell’Olp, Organizzazione Nazionale per la Palestina, sul suo coinvolgimento negli scontri armati da tempo in corso nel campo profughi palestinese di Yarmouk, in Siria, ormai in mano al sedicente Stato Islamico. Ieri si era parlato di un appoggio di alcune fazioni all’esercito siriano in lotta con i jihadisti alleati con i qaedisti del Fronte al Nusra. Di oggi l’appello dell’Unione Europea perché si eviti un nuovo massacro. Benedetta Capelli, per la Radio Vaticana, ha raggiunto ad Aleppo, altra città siriana in pericolo, mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria:
R. – Noi di Caritas Siria siamo pronti ad aiutare la gente; veramente, non ho comunicazione regolare con Damasco, non c’è internet ad Aleppo da almeno due settimane e più. Ho parlato con il direttore esecutivo di Caritas che si trova a Damasco, mi ha detto che la situazione è molto complicata. Ci sono tanti problemi. Noi come Caritas non abbiamo la possibilità di andare sul campo; la cosa che possiamo fare è accogliere le famiglie che arrivano: questa è la nostra politica. Non possiamo andare sul posto della guerra, con una situazione di guerra civile, di pericolo, di distruzione, di violenze … Anche la gente di Damasco non sa esattamente cosa succede a Yarmouk.
D. – Qual misure sarebbero necessarie per liberare il campo di Yarmouk?
R. – Il nostro appello come Chiesa e come cristiani e come Caritas è che a livello internazionale si collabori per fare la pace in Siria. Non bisogna mandare armi a questi estremisti e mantenere così la situazione di guerra: è necessario non vendere armi, non distruggere un Paese e il suo futuro.
D. – Lei è ad Aleppo dove, anche, la comunità cristiana è in pericolo. Ieri il Papa ha detto di pensare spesso a questa città, un tempo sicura e anche in grado di accogliere allora gli armeni. Oggi che città è Aleppo?
R. – Dopo quello che è successo a Idlib, nei pressi di Aleppo, dove questi estremisti del sedicente Stato Islamico hanno cacciato i cristiani, qui ad Aleppo abbiamo paura che succeda la stessa cosa. Questa è la terribile paura della gente e delle famiglie.
D. – Nei giorni scorsi, tra l’altro, è morto anche un operatore di Caritas Siria …
R. – Sì, sì: un amico, Safouh al-Mosleh. E’ morto perché il suo appartamento è stato colpito da una bomba che ha danneggiato anche tre cattedrali: la maronita, la greco-cattolica e la armeno-cattolica, tutte e tre molto colpite. E questo veramente trasmette un grande senso di paura.
D. – Vi arriva comunque la vicinanza di Papa Francesco…
R. – Lei me ne ha parlato adesso, io non lo avevo sentito: abbiamo grandi problemi con internet, di comunicazione … non c’è elettricità … non lo sapevo! Ma Papa Francesco ci porta nel suo cuore, nei suoi pensieri e fa tutto ciò che può per aiutarci. Preghiamo che ci sia una soluzione a questo problema, che ora è diventato internazionale con interessi economici, legati soprattutto alla vendita di armi e petrolio: questo è il problema! Non è un problema di libertà, di democrazia, di diritti umani come dice la propaganda, soprattutto in Europa …
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana