Ecco 3 cose che accomunavano due straordinarie figure di santità…
(Fonte sanfrancescopatronoditalia.it – Aleteia)
Nel libro di Luigi Francesco Ruffato“Carlo Acutis – Adolescente innamorato di Dio” (edizioni Messaggero Padova) si mettono evidenza almeno tre cose che accomunano Carlo e Francesco.
Nelle Fonti Francescane (n. 458) si legge che san Francesco perfino per i vermi sentiva grandissimo affetto. Un giorno, camminando, si accorse di un verme che strisciava sulla strada e rischiava di essere calpestato. Si fermò, attese che terminasse il tragitto e poi lo nascose in luogo sicuro.
Qualcosa di non-simile accadde anche a Carlo. «Un suo amico, racconta il biografo Nicola Gori (cf. Un genio, p. 75), vide una lucertola sopra uno scoglio e la uccise con un sasso, senza motivo. Carlo si dispiacque talmente per la morte dell’animaletto indifeso che la mamma, per consolarlo, gli rassicurò una vita felice della lucertola con Gesù ». Era convinto che gli animali avessero un’anima vivente, alla quale Dio aveva riservato un posto in paradiso. Non sarebbero finiti nel nulla. Il cast di un suo cortometraggio era formato da due gatti, quattro cani e alcuni pesci rossi.
C’è un particolare che contraddistingue Carlo di spirito francescano: l’amore, il culto di san Francesco per l’eucaristia. Si era trascritto queste parole di Francesco:
«Ecco, ogni giorno Egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno Egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di Lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che Egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero (…) ».
Nel capitolo XX della Regola non bollata, Francesco raccomanda ai suoi frati che «contriti e confessati ricevano il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con grande umiltà e venerazione, ricordando che lo stesso Signore dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”, e ancora: “Fate questo in memo- ria di me”». Carlo credeva fermamente che l’eucaristia è il cuore di Gesù, realmente presente nel mondo, come quando al tempo degli apostoli i discepoli potevano vederlo in carne e ossa camminare per le strade di Gerusalemme. Soleva dire: «L’eucaristia è la mia autostrada per il cielo».
Francesco nutriva un indicibile amore alla Madre di Gesù, le cantava lodi particolari, perché ha reso Dio nostro fratello, ritta ai piedi della croce, sulla quale però non poté salire, a differenza della povertà; tipo e modello di ogni virtù cristiana (cf. FF, alla voce Maria).
I biografi di Carlo ci parlano della sua devozione intensa a Maria Immacolata, come si era rivelata a Lourdes, specchiata nella riflessione sui misteri della vita terrena di Gesù, che accompagnano il santo rosario. Ci dicono gli esperti della sua vita che accolse con gioia i «misteri della luce» proposti da papa Giovanni Paolo II come premessa alle decine di Ave Maria. Gori, il postulatore della causa di beatificazione di Carlo, scrive: «La Vergine Maria è l’altra grande colonna della spiritualità di Carlo. La pregava ogni giorno».
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