Familia et Mens

Caro bambino mio, sarò sempre il tuo supereroe

Antonio Cavallaro è papà di un bimbo ipovedente. Ed è al suo bimbo che, a ridosso della Festa del Papà, ha dedicato questa lettera che apre un piccolo squarcio nell’universo maschile fatto di “superpapà”, come lui stesso li definisce. Ma che in realtà sono solo uomini capaci di sorprendersi e di giocare con la vita. La storia di Antonio e di suo figlio è simile a quella di tante famiglie, dove la disabilità dei bambini colpisce soprattutto il senso di responsabilità, costringendo i genitori a porsi delle domande nuove che riguardano il futuro dei figli, il loro domani seminato di ostacoli. E’ qui che emerge il lato più virtuoso di ognuno. Nella lettera di Antonio salta all’occhio l’ironia e la freschezza di un papà che ha imparato a prendere la disabilità di suo figlio con la leggerezza necessaria per supportare il bambino nel suo percorso di vita. Ma soprattutto per far emergere il lato migliore di se stesso: quello che rende ogni uomo qualunque un piccolo “supereroe”.

 

 

Mio adorato figliolo,

Sei ancora troppo piccolo per leggere queste righe e non so se mai un giorno, quando sarai grande, avrai modo o possibilità di leggerle.

Ho deciso di scrivere questa lettera per te ma anche per tutti quei papà con i quali in questi anni, così difficili e bellissimi che ci è stato dato di vivere insieme, ho condiviso dei tratti del nostro cammino.

Talvolta ho incontrato papà spaventati, fragili, messi all’angolo, che hanno preferito scappare via di fronte alla prospettiva di una vita che, certo, non avevano considerato e che, forse, non avevano messo in conto di dover vivere. E ho incontrato papà che hanno riorganizzato la loro gerarchia di priorità e che con un pizzico di sana follia hanno mandato all’aria carriere, successi e ambizioni per accettare il ruolo di papà “speciali” o, come ama dire qualcuno di “SuperPapà”.

Sai, mi è sempre piaciuto il personaggio di Superman. C’è questo tizio, un po’ sfigato, con la faccia da nerd, che quando nessuno se l’aspetta riesce a strapparsi di dosso il vestito da impiegato e a diventare un supereroe ma poi torna a fare l’uomo qualunque, che pare avere paura anche della propria ombra. Noi papà speciali siamo un po’ così. Viviamo le nostre vite qualunque, spesso appaiamo persino mediocri. Non abbiamo il macchinone, non abbiamo il Rolex, non indossiamo scarpe da trecento euro, non abbiamo la classica tartaruga sulla pancia, il “six pack”, come si dice adesso. Abbiamo rinunciato insomma ai classici segni del potere virile (economico e sessuale) perché sappiamo che anche le trecento euro per le scarpe super firmate potrebbero essere messe da parte per il futuro dei nostri figli o per pagare uno dei tanti viaggi della speranza o, ancora, per un regalo “speciale” (sì ci sono anche giocattoli e marchingegni speciali per bambini speciali) e, per il resto, non abbiamo intenzione di stare più, come si dice, “sul mercato” (quando sarai grande capirai).

Eppure, quando serve, sappiamo buttare via gli occhialoni da secchione timido, il vestito da “sfigato” e ci trasformiamo in supereroi trovando al nostro interno una forza che non sospettavamo minimamente di avere e che ci fa superare ogni ostacolo per il bene dei nostri bambini.

Per te ho girato l’Italia in lungo e in largo superando la mia naturale ritrosia per i viaggi in macchina… per te ho saputo affrontare momenti difficili, difficilissimi, come le tante, troppe ore d’attesa di fronte a una sala operatoria, la disperazione del vederti sospeso tra la morte e la vita… per te ho imparato a superare i miei tic e le mie manie (beh, forse non tutti ma ti assicuro che ne ho superati davvero tanti). Tutto perché, come dice quella canzone di Battiato, ho capito cosa significhi avere “cura” di un essere speciale.

In questi cinque anni trascorsi da quando sei entrato nella mia esistenza, ho imparato a vivere la vita attimo per attimo, giorno dopo giorno… una fatica enorme per me abituato ed educato a programmare ogni minuto della mio futuro per i prossimi venticinque anni. Ho imparato, grazie a te, che la vita riserva sempre tante sorprese, molte brutte, bruttissime, ma talune, a volte, anche liete e inaspettate. Ho imparato che i figli non devono essere la proiezione dei desideri del padre. Ho imparato che la realizzazione di un genitore non è la realizzazione professionale del figlio. Non voglio che tu sia un famoso scrittore né un musicista di fama, non voglio che tu sia un chirurgo noto e apprezzato né un archistar. Voglio solo che tu sia felice e perché questo avvenga sacrificherò quello che rimane della mia giovinezza che sta rapidamente sfiorendo.

 




Insieme abbiamo ancora tanta strada da fare e so che, con mio immenso dolore, non potrò sempre tenerti in braccio o per mano. Talvolta i sentieri che percorrerai saranno accidentati e dovrai camminare da solo. Se Dio lo vorrà, potrò però aiutarti a rialzarti ogni volta che ce ne sarà bisogno. E quando non ci sarò più – Papà ti ha spiegato che le persone talvolta volano in Cielo, su una stellina e non tornano più – spero che il ricordo del mio immenso amore per te ti sia di conforto e ti faccia da stimolo.

Dicevo prima che talvolta noi “papà speciali” siamo dei “superpapà”. Nel nostro caso è vero solo perché il supereroe, in realtà, sei tu che sei finora riuscito a superare le difficoltà più dure con il tuo straordinario sorriso infondendo coraggio e voglia di vivere a tutte le persone che ti vivono intorno.

E allora buona festa del papà, piccolo mio, perché se sono papà e mi sento un papà pienamente realizzato è perché nella mia vita ci sei tu.




Fonte: www.invisibili.corriere.it

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