È la domanda della piccola Teresa a Bergoglio che ha dato il titolo al libro, allegato al numero 52 di Famiglia Cristiana, che racconta le emozioni e il dialogo a briglie sciolte tra il Pontefice e gli studenti delle scuole dei Gesuiti ricevuti in udienza il 7 giugno 2013. Dai dubbi di fede alle curiosità sulla vita quotidiana, un colloquio a cuore aperto. E a tratti spiazzante…
Il Papa, sul volo di ritorno da Rio de Janeiro, lo ha definito “divertente”. Si riferiva all’incontro con gli studenti delle scuole dei gesuiti d’Italia e Albania del 7 giugno 2013. Un gesuita divenuto Pontefice tra gli allievi dei gesuiti. Ne è nato un libro, Ma tu volevi fare il Papa?, che raccoglie le domande degli alunni e le risposte di Bergoglio in un dialogo vivo, fresco, a tratti spiazzante.
Il bello di questo volume è che le domande dei ragazzi somigliano a quelle che molti di noi farebbero, se potessero, al Papa. E le risposte di Bergoglio, che abbandona subito il testo scritto («ho preparato questo discorso… ma, sono cinque pagine! Un po’ noioso…») per farsi interrogare in presa diretta, senza filtri, confermano come il Papa gesuita abbia spostato la comunicazione dal piano teorico a quello esistenziale abbattendo molte barriere con i fedeli. «Quando la Chiesa», disse in un’intervista all’emittente brasiliana Rede Globo, «occupata in mille cose, trascura la vicinanza, se ne dimentica e comunica solo con documenti, è come una mamma che comunica con suo figlio per lettera». In queste pagine c’è la conferma.
Le domande dei ragazzi, allievi dalla scuola primaria alle medie fino al liceo, sono semplici ma non banali.Teresa ad un certo punto afferra il microfono e chiede: «Francesco, ma tu volevi fare il Papa?». E Bergoglio: «Tu sai che cosa significa che una persona non voglia tanto bene a se stessa? Una persona che vuole, che ha voglia di fare il Papa non vuole bene a se stessa. Dio non lo benedice. No, io non ho voluto fare il Papa». Sofiapensa che anche il Papa, come tutti i bambini, abbia avuto degli amici alle elementari. E chiede: «Oggi che è Papa li vede ancora questi amici?». Risposta: «I miei amici sono a 14 ore di aereo da qui, sono lontani. Ma voglio dirti una cosa: ne sono venuti tre di loro a trovarmi e a salutarmi, e li vedo e mi scrivono, e voglio loro tanto bene. Non si può vivere senza amici: questo è importante». Ad un professore di spagnolo di San Sebastian il Papa dice che «coinvolgersi nella politica è un obbligo per un cristiano» e che «noi cristiani non possiamo “giocare da Pilato”».
Ma ad intrigare di più sono le curiosità, gli aneddoti, i dubbi di fede che i ragazzi presentano al Papa.Francesco, scuola primaria, è colpito da un gesto di Bergoglio: «Tu hai lavato i piedi a tutti anche se avevano dei tatuaggi e la gente non aveva paura di fare vedere i piedi». Un gruppo di studenti scrive: «Lui è buono gentile, ha lavato anche i piedi alle persone che stanno in prigione. Li ha anche baciati!!». Giorgia, con tenera impudenza: «Sappi che potresti commettere qualche errore ma…tranquillo: nessuno è perfetto!!». Giulia: «Governare la Chiesa di tutto il mondo com’è?». Virginia: «Se avrai momenti di crisi, ricordati che è stato Dio ad assegnarti questo incarico e Lui crede in te. Ti voglio bene». Isabella: «Il lavoro di un Papa è difficile?».
Tommaso: «Prima di lui non avevo mai sentito dire da un Papa “buon pranzo” o “buona notte”: lo trovo molto spiritoso. Mi ha fatto riflettere che anche lui mangia e dorme come tutti noi e questo mi fa sentire più vicino a lui». Un gruppo di liceali: «Da giovane, ha mai avuto esitazioni o dubbi sulla fede durante il suo percorso? Se sì, come li ha superati e quali consigli può fornirci per superare ostacoli simili?». Chi ha assistito a quell’incontro, come padre Vitangelo Carlo Maria Denora, delegato per l’Italia delle scuole dei gesuiti, ricorda come «il protocollo saltò completamente» per dar vita a un dialogo contraddistinto da «freschezza di linguaggio e libertà di parola».
Ci vorrebbe forse un’altra udienza per consentire al Papa di rispondere a tutti Consapevoli, come ha detto Bergoglio nell’intervista a La Civiltà Cattolica, che «se uno ha le risposte a tutte le domande, è la prova che Dio non è con lui». Succede quando la fede s’incarna e contagia realmente la vita.
di Antonio Sanfrancesco per Famiglia Cristiana