Lunedì scorso abbiamo finanziato i primi otto progetti per un totale di 80 mila euro. C’è un grande spettro di attività: si passa da progetti legati ad Internet, allo sviluppo di radio, ad una pasticceria, al recupero di un ristorante, etc… Questi ragazzi veramente ci hanno dimostrato, con grande sorpresa, proprio la loro grande voglia di lottare e di credere che per loro c’è un futuro. Quindi mi verrebbe da dire, se mi è concesso, che se altre diocesi potessero seguire questo esempio, riusciremmo a realizzare quasi 9 mila progetti di lavoro per altrettanti giovani. Quello che mi ha colpito è stato proprio il senso di gratitudine di questi ragazzi, perché hanno trovato qualcuno che dà loro fiducia. Molti di questi non sono praticanti, ma hanno riconosciuto questa grande attenzione della Chiesa nei loro confronti, un’attenzione che non si aspettavano.
Quali sono le modalità con cui i ragazzi hanno accesso a questo credito? Una volta che si è accertato che vivono in diocesi, si valuta il progetto che loro presentano. C’è una Commissione, costituita da un professore universitario, da un esponente della diocesi, da due imprenditori, da un notaio, da un avvocato e da un commercialista. Valutano la fattibilità del loro progetto. Poi, dopo, viene valutato il tipo di finanziamento che è necessario per dare corso al progetto. Anche il finanziamento, che viene concesso loro, è diverso a seconda della tipologia del progetto. Quello che vorrei sottolineare è che questo finanziamento viene dato senza interessi e con un aspetto puramente fiduciario. Noi attendiamo, cioè, che questi ragazzi, una volta raggiunti i risultati, restituiscano il finanziamento che è stato loro dato per dare la possibilità ad altri giovani di potere accedere a questo tipo di aiuto e di sostegno.
Ricordiamo che il Fondo, di circa 300 mila euro, è nato dalla donazione effettuata nel 2012 da Benedetto XVI in visita nelle zone terremotate. Come ha accolto questa iniziativa il Papa emerito? Sono andato ad incontrarlo il giorno prima della concessione dei finanziamenti. Il Papa emerito è rimasto molto sorpreso di questa iniziativa. E ha commentato: “Ma come? I miei poveri 100 mila euro – volendo dire che erano pochi per le necessità di una diocesi terremotata – hanno ottenuto tanto valore e sono stati così valorizzati?”. Questa è una cosa che l’ha sorpreso molto, ma piacevolmente. Poi ha commentato: “Questo è il modo in cui la fede deve tradursi in opere, perché questo è veramente il modo per dimostrare la vicinanza della Chiesa alle persone ed anche per la Chiesa – ha proprio fatto questo commento – per credere nella Provvidenza”. E’ rimasto davvero piacevolmente sorpreso. Gli avevo portato poi tutte le schede dei ragazzi che avevano ricevuto il finanziamento, il tipo di progetto e la motivazione per cui era stato dato il finanziamento. Li ha letti veramente con un’attenzione che mi ha colpito, commentando anche, addirittura, quando ha visto che c’era un pasticcere … e proprio con un sorriso ha detto: “Beh, mi piacerebbe ricevere i pasticcini di questo pasticcere”. Allora gli abbiamo promesso che i primi pasticcini saranno mandati a lui, come segno di gratitudine.
Anche Papa Francesco è a conoscenza dell’esistenza di questo Fondo? A Papa Francesco lo presenterò il 24 marzo, quando lo incontrerò. Gli presenterò proprio questo tipo di progetto, proponendolo anche – se vuole proporlo – alle diocesi italiane. Potrebbe essere, infatti, veramente un aiuto molto concreto. E’ vero che tante iniziative di aiuto sono presenti nelle diocesi, però questo tipo di progetto – a noi almeno risulta – è unico in Italia. Una diocesi che si fa promotrice di finanziamenti – e ribadisco – senza interessi o anche, eventualmente, a fondo perduto. Non è detto, infatti, che necessariamente questi soldi ci siano restituiti. Ma è proprio qui, però, che subentra il discorso secondo il quale noi dobbiamo credere veramente nella Provvidenza. Noi speriamo che qualcun altro sia disponibile ad aumentare e ad accrescere il nostro Fondo per poter venire veramente in soccorso a tutte le richieste che stanno arrivando.
Sostenere i giovani, dunque, ed educarli alla speranza, nonostante la crisi significa anche dare coraggio attraverso iniziative concrete come questa… Esatto. Vorrei solo leggere un commento che mi è arrivato da uno di questi ragazzi che ha ricevuto il finanziamento. Dice che questo finanziamento ci dà una mano non solo da un punto di vista economico, ma ci aiuta – questa realtà di “Fides et Labor” – a conoscere il mondo, anche quello della burocrazia, che non riusciremmo mai a superare senza l’aiuto di esperti. Credo che anche questo sia un aspetto che valga la pena sottolineare: non solo un aiuto economico, ma proprio l’accompagnamento per districarsi nel mondo della burocrazia che i giovani purtroppo non conoscono, perché non hanno mai avuto modo di doverlo affrontare. E tante volte, di fronte alla burocrazia, si sentono scoraggiati trovandosi in un magma che sembra non avere nessun tipo di solidità o possibilità di uscita. Il fatto che vengano accompagnati anche in questo ha dato loro un senso profondo di speranza. Non si sono sentiti semplicemente dire: “Va bene, ti diamo i soldi, arrangiati”. Ma sentono che insieme a loro ci sono un accompagnamento e un’amicizia che continua e che va oltre il finanziamento. E permette, poi, di costruire delle relazioni umane, fondate sulla fiducia, sull’amicizia. Delle relazioni umane che interagiscono tra di loro. a cura della Redazione Papaboys *
* La fonte dell’articolo è tratta da: radiovaticana.it
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