«Accusare noi significa colpire in maniera generica una risposta insostituibile, con cui centinaia di coppie scelgono di fare da padre e da madre a ragazzi, anche con gravissimi handicap, che non possono più stare nelle loro famiglie di origine», risponde Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. Gli fanno eco i responsabili di altre realtà, come il Coordinamento delle case famiglia dell’Emilia Romagna o il Cofamili, rete di oltre venti case famiglia della Liguria.
«Non credo che esistano davvero rette di 400 euro al giorno, certo non per le case famiglia – nota Nazzareno Coppola, che rappresenta il Comitato ligure e che a Imperia assieme alla moglie e ai loro tre figli (di cui una adottiva, disabile) accoglie cinque bambini –. Da 18 anni io e mia moglie abbiamo fatto questa scelta, investendo qui dentro anche i nostri stipendi». La retta nel loro caso è di 65 euro al giorno, che bastano a coprire a malapena i tre quarti dei costi di gestione.
Insomma, quella di Salvini è «una bufala» che gira da tempo su alcuni media, per sentito dire, senza mai un riscontro. «Noi siamo i primi a voler denunciare le situazioni poco chiare, faccia i nomi, dica chi prende 400 euro al giorno», dice Coppola. Ma soprattutto – insiste Ramonda – non faccia confusione tra realtà diametralmente opposte: «Da quando sono stati chiusi i vecchi istituti sono passati 8 anni, eppure migliaia di piccoli vivono ancora in strutture che si autodefiniscono case famiglia senza esserlo. Non hanno un papà e una mamma stabilmente presenti, ma operatori a turno, che oltre a costare molto di più non rispondono al bisogno primario del piccolo di avere una famiglia».
«Chiedo a Salvini di rivolgersi alle autorità competenti, se è a conoscenza di illegalità – lo invita anche il Garante per l’infanzia, Vincenzo Spadafora –. Assieme alle Procure stiamo monitorando i minorenni ospiti e a breve avremo i risultati, e nel far questo abbiamo incontrato realtà che ogni giorno si impegnano per i diritti dei bambini anche a fronte di una sconcertante scarsità di risorse».
Manco a farlo apposta, solo qualche giorno prima della sparata di Salvini la Papa Giovanni XXIII aveva presentato alla Commissione parlamentare d’Infanzia una proposta di modifica della legge 184/83, chiedendo di distinguere una volta per tutte le comunità familiari con un padre e una madre dalle “comunità educative”, veri e propri (mini) istituti in cui la sera la figura di riferimento, stipendiata, se ne va a casa lasciando il posto a un collega. Oggi, infatti, la legge 184, definendo “comunità di tipo familiare” sia le case famiglia che i mini istituti, sta causando parecchie ambiguità.
«Il risultato gravissimo è che oltre mille bambini da 0 a 2 anni, e addirittura 2.100 sotto i 5 anni, sono stati privati delle relazioni familiari, fondamentali in questa fase dello sviluppo – fa sapere la Papa Giovanni XXIII –. La nuova norma che proponiamo invece prevede che i bambini sotto i 6 anni debbano sempre essere dati a una famiglia affidataria, e solo se questo fosse impossibile a una casa famiglia, vietando per loro l’inserimento nelle comunità educative».
Il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Franca Biondelli, ha assicurato la disponibilità del ministero del Welfare a predisporre entro il 2015 le Linee di indirizzo nazionali per distinguere le diverse tipologie di comunità. «Nel frattemo noi invitiamo Salvini a visitare una delle nostre case famiglia – conclude Ramonda – e a Fabio Fazio chiediamo la possibilità di intervenire anche noi a “Che tempo che fa” per raccontare». Ad esempio che in 40 anni hanno accolto migliaia di bambini con gravi handicap, adolescenti a rischio devianza, giovanissimi tossicodipendenti… E che un accolto su due nelle loro case famiglia non riceve alcun contributo, «lo accogliamo in modo totalmente gratuito».
Fonte. Avvenire
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è veramente scandaloso che si lasci spazio sulla TV pubblica a personaggi che infangano il gravoso lavoro della case famiglia. Quel signore non si rende conto della realtà in cui vivono. E si fa una pubblicità "sporca" sulla pelle di chi investe la propria vita a favore di chi ne ha tanto bisogno. Conosco queste realtà e vi assicuro che il faticoso lavoro che svolgono sia in campo affettivo che di recupero sociale è notevole. Oltre a rilevare che è vero che alcuni bambini vengono accolti gratuitamente e altri a quota ridotta: questo perchè si guarda anche e soprattutto al bisogno di dare a questi bambini una famiglia, dei genitori che lo accolgano con amore.