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Caso Moncalieri, Don Mauro Leonardi: ”Sono stato vicino alla professoressa come riuscivo. Lei come San Paolo”

Caso Moncalieri, Don Mauro Leonardi: ''Sono stato vicino alla professoressa come riuscivo. Lei come San Paolo''Dopo un’indagine interna, durata quasi un mese, è stata confermata la versione della professoressa Adele Caramico, spiegata anche al quotidiano Avvenire. Non fu un caso di omofobia perché la “docente non ha abusato del suo potere, né ha fatto proselitismo, ma ha svolto soltanto la sua funzione educativa” secondo l’Istituto Pininfarina di Moncalieri, alle porte di Torino. IntelligoNews ha intercettato Don Mauro Leonardi, che aveva parlato del caso con noi in precedenza, per avere da lui un commento sull’evoluzione della vicenda.

Nessun atteggiamento omofobo, nessun alterco con un allievo omosessuale, le opinioni sui “gay persone non normali, che si possono curare e guarire” sono state alternate ad altre di senso opposto. La “lezione omofoba” della professoressa Adele Caramico che aveva provocato una pioggia di critiche a partire da quelle dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, non c’è stata. Come commenta oggi i fatti?

«Me ne rallegro. Come ho detto fin da subito, oggetto del mio articolo erano le parole di Nosiglia che erano riportate da tutta la stampa italiana. Sul mio blog Come Gesù ho dato spazio alla lettera che la professoressa scrisse ad Avvenire, a quella dei figli, dei colleghi, delle persone amiche e così via. Inoltre, attraverso interposta persona, le sono stato vicino come riuscivo».

“Non ci sono riscontri di elementi aventi rilevanza disciplinare”. E’ stata una caccia alle streghe, in cui è caduta anche la Chiesa che per alcuni pare soffrire un po’ di sindrome da legittimazione moderna?

«Non condivido questo giudizio – oltretutto così generico – sulla Chiesa di cui sono figlio. Il giorno della caduta del Muro di Berlino Papa Francesco ha ripetuto che è necessario costruire “ponti di comprensione e di dialogo”. Dico “ha ripetuto” perché è un suo insegnamento costante. Il ponte è qualcosa che sta da entrambe le parti di un fiume: questo significa che le due “rive” devono saper valorizzare ciò che di vero e di buono c’è ovunque. E, poiché Cristo è il cuore del mondo, questo atteggiamento per un cristiano dovrebbe essere facilissimo. Per quattrocento anni cattolici e protestanti si sono combattuti, con la pretesa di convincere l’altro. Ne sono nate tante guerre e nessuna conversione vera. Con l’ecumenismo abbiamo capito che occorre partire dal rispetto delle appartenenza altrui. Quanto capitava coi fratelli separati, oggi avviene con relativisti o scientisti. Per questo, per rispettarli, io posso scrivere un articolo in cui valorizzo ciò che di buono trovo in un’intervista di Veronesi, dove racconta il suo “primo giorno senza Dio”: parla di amore, e lì siamo d’accordo; parla di ateismo, e lì dissentiamo. Ma un dialogo si costruisce su ciò che c’è di comune, non su ciò che separa. Se il catechismo della chiesa cattolica si guarda bene dal dire che l’omosessualità è una malattia e qualcosa di molto simile dicono OMS e le agenzie mediche internazionali, io perché non me ne devo rallegrare? Ciò non significa – ovviamente – concordare con la campagna di sterilizzazione silente ed abusiva che OMS porta avanti in Africa a danno delle donne».

E che dire dell’interrogazioni parlamentare urgente al ministro Giannini? Ora la professoressa, tutelata da giuristi per la Vita, darà battaglia legale. La legge è dalla parte della prof e a rischiare il reato di diffamazione potrebbero essere gli altri. E’ giusto, cristianamente, fa valere la giustizia rispetto a un’infamia?

«Se ritiene di essere stata diffamata è giustissimo e la professoressa fa benissimo a difendersi. Gli Atti degli Apostoli (cap. 22) ci raccontano come Paolo, quando stava per essere flagellato, abbia evitato la tortura dichiarandosi cittadino romano, qual era. Quindi la professoressa Caramico si comporta come San Paolo».

Lei disse, in risposta a una nostra intervista a Costanza Miriano, che le erano piaciute le parole di Nosiglia e che la professoressa avrebbe dovuto rispondere alla domanda dello studente citando il Catechismo della Chiesa Cattolica dove mai si parlava di malattia. Un giudizio affrettato a rileggerlo oggi? Da sacerdote come vive oggi l’evoluzione del caso?

«Per favore, non mi contrapponete a Costanza Miriano che conosco e rispetto sia come persona che come scrittrice: rispetto Veronesi, come potrei non rispettare Costanza Miriano? Mi sembra evidente – quasi tautologico – che il modo migliore che ha un cattolico per spiegare la posizione cattolica su una certa questione, è quello di citare il Catechismo Cattolico. Dov’è il problema? Avete seguito – è di pochi giorni fa – la questione della lettera agli insegnanti di religione della diocesi di Milano? Il card. Scola ha detto che l’intento della Curia milanese era quello di “proporre la posizione cattolica, in accordo col concordato”. Non può essere altrimenti. Tanto è vero che la Curia di Milano guidata dal card. Scola aveva dichiarato che la lettera “è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa” aggiungendo che «la Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale».

Di Marta Moriconi per Intelligo

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