«A sei anni dall’inizio del conflitto in Siria, sono 5,8 milioni i bambini che vivono ancora sotto i bombardamenti e hanno bisogno di aiuti. Un bambino su quattro rischia conseguenze devastanti sulla salute mentale». Lo ha denunciato Save The Children nel suo ultimo rapporto sul tema «Ferite invisibili», nel quale si sottolinea che «almeno 3 milioni di bambini che hanno oggi sei anni non hanno mai conosciuto altro che la guerra».
Per la prima volta in questo studio viene indagato, attraverso interviste e testimonianze raccolte tra adulti e minori all’interno del paese, l’impatto psicologico del conflitto sui più piccoli. «Due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, che la loro casa è stata bombardata o che sono rimasti feriti a causa del conflitto. Il 50 per cento degli adulti denuncia che le violenze domestiche sono aumentate e il 59 per cento degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i sette anni», evidenzia il testo.
«Secondo l’81 per cento degli adulti intervistati, i bambini sono diventati più aggressivi, sia nei confronti dei genitori e dei familiari sia degli amici. Sono tantissimi quelli che la notte non riescono a dormire per gli incubi, la paura del buio, dei bombardamenti, della perdita della famiglia. La metà degli adulti interpellati denuncia che molti bambini commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio», prosegue lo studio dell’organizzazione internazionale.
I bambini nati durante il conflitto sono 3,7 milioni e quelli che hanno meno di 12 anni hanno passato già la metà della loro vita in una condizione di continuo imminente pericolo. Tra loro i più piccoli spesso smettono di parlare, mentre gli adolescenti si rifugiano nelle droghe e nell’alcool.
La situazione sul terreno, intanto rimane molto tesa, mentre sul fronte diplomatico si registrano diverse iniziative. L’Unione europea ospiterà una conferenza per la Siria il 5 aprile prossimo a Bruxelles. Lo ha annunciato l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, sottolineando che lo scopo dell’Ue è quello di «dare un forte sostegno al lavoro delle Nazioni Unite sul fronte politico ma anche quello di cercare di stabilire una cornice regionale e internazionale entro la quale possiamo lavorare insieme per sostenere il futuro della Siria e della regione». La conferenza avrà come co-presidenti anche le Nazioni Unite e i governi di Germania, Kuwait, Norvegia, Qatar e Gran Bretagna.
Ad Astana, in Kazakhstan, è prevista inoltre per il 14 e 15 marzo una nuova sessione di colloqui tra Damasco e rappresentanti dei gruppi dell’opposizione armata siriana. Il dialogo è stato avviato su iniziativa di Russia, Turchia e Iran. La stessa città ha già ospitato a gennaio e febbraio altri due round negoziali.
Fonte: L’Osservatore Romano edizione 7/8 marzo 2017