Iniziamo con questa catechesi di don Maurizio Girolami, una serie di articoli dedicati alle catechesi giovanili in preparazione al Sinodo per i giovani del 2018 voluto da Papa Francesco.
Dal profeta Isaia 43,1-4
1 Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
«Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
2 Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare;
3 poiché io sono il Signore tuo Dio,
il Santo di Israele, il tuo salvatore.
Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l’Etiopia e Seba al tuo posto.
4 Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita.
La parola ‘prezioso’ non è più molto usata, se non per dire a uno che ‘fa il prezioso’ quando sembra non dare retta agli altri. Oggi si preferisce usare la parola costoso, ma il significato è lo stesso, perché prezioso, ha a che fare con il prezzo. Anche il termine ebraico, e la sua traduzione greca, si riferiscono a qualcosa che vale e quindi costa molto. Le cose belle e importanti costano un prezzo alto e anche noi di fronte a offerte o sconti sospettiamo che la qualità della merce in vendita potrebbe essere scarsa. Ma cos’è che dà vero valore a una cosa? Chi stabilisce il prezzo?
Il testo di Isaia 4 3,1-4 non parla di mercati o commerci, ma racconta quello che Dio ha fatto per il suo popolo Israele: lo ha riscattato, lo ha chiamato per nome, lo ha protetto e salvato. Israele è diventato prezioso perché è stato continuo oggetto di amore e di attenzione da parte di Dio. È l’amore infatti, dimostrato concretamente, che sa dare valore alle cose. Ne siamo testimoni noi stessi quando facciamo fatica a liberarci dei vecchi giocattoli o di qualcosa che ci è particolarmente caro. Non vale nulla, è vero, ma l’amore che richiama quell’oggetto rende preziosa quella cosa. Israele dunque è molto prezioso agli occhi di Dio, perché Egli ha investito molte energie, ha dedicato molto
tempo per il suo popolo e non ha smesso un attimo di rivolgergli attenzione, cura e premura, nonostante la fatica di Israele a fidarsi di lui. L’amore, tuttavia, è dimostrato concretamente dalla stima; infatti dice: “sei degno di stima e io ti amo”. Come uno sposo che promette alla sua sposa di amarla e onorarla per sempre. L’amore infatti non è un buon sentimento che ci fa stare bene, ma è la fatica di stimare la persona amata nelle sue fatiche e nelle sue complicazioni. Come fa Gesù con i suoi, ai quali rinnova continuamente la fiducia, si consegna a loro perché ha stima di loro, anche se sa che qualcuno lo può tradire. Gesù, tuttavia, preferisce rischiare in fiducia e stima, piuttosto che fare l’avaro e
il sospettoso. È questa la sfida della fede che vale anche per noi: si fa fatica a fidarci della parola del Signore perché riteniamo più credibili i nostri pensieri e ragionamenti, ma la storia di santità della Chiesa ci insegna che chi si è fidato della parola di Dio è stato abbondantemente ricompensato in stima, fiducia e amore.
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