Terra Sancta et Oriens

Che cavolo di mondo. La piccola Sahar, solo un mese di vita, è morta di fame in Siria

La bambina, nata nella zona di Ghouta sotto assedio, non è riuscita a sopravvivere a causa della grave malnutrizione. L’immagine scattata da un fotografo siriano: «Ero in imbarazzo di fronte a quel corpicino, poi nove ore dopo è morta»

Gli occhi scavati e le gambe troppo sottili per anche solo immaginare, un giorno, di poter camminare. Sahar Dofdaa, nata nel villaggio di Hamuriya, nella zona di Ghouta, un mese fa è morta di fame. Succede ancora in Siria, nella stessa Siria dove è stato appena sconfitto Isis ma dove la guerra è assai lontana dall’essere finita. E succede nel 2017, nonostante gli appelli di tutta la comunità internazionale affinché venga permesso alle ong e agli aiuti umanitari di prestare soccorso ai civili assediati dalle truppe del regime nel nord del Paese.




La storia, terribile, di Sahar ha fatto il giro del mondo dopo che la nota agenzia di stampa Afp ha pubblicato una fotografia della bambina realizzata dal fotografo siriano Amer Almohibany di 28 anni. Sahar è nata nella regione di Ghouta, duramente colpita dalla guerra civile e sotto assedio da oltre due anni da parte dei soldati di Assad. A causa di un conflitto che vede schierati in campo decine di milizie, jihadisti compresi, e diversi signori della guerra ciascuno interessato solo al proprio profitto, i civili rimangono anche per mesi interi senza cibo. Il risultato è che oltre 3.5 milioni di persone in Siria soffrono di malnutrizione. Tra loro anche la madre di Sahar che al momento del parto non aveva abbastanza forze per nutrire la figlia che è morta 30 giorni dopo essere venuta al mondo. «Ho scattato l’immagine nove ore prima che Sahar morisse, ero in imbarazzo di fronte a quel corpicino straziato», racconta al Corriere Amer Almohibany. Il fotoreporter ha aggiunto anche che i genitori di Sahar erano rimasti senza denaro e dunque non hanno potuto comprare il latte alla bambina.




Secondo i medici locali, quello di Sahar non è purtroppo l’unico caso. Come riporta il Guardian Mohamad Katoub, un dottore della Syrian American Medical Society che opera nella regione di Ghouta (regione per altro colpita anche dagli attacchi chimici e che fa parte delle zone di de escalation degli accordi raggiunti ad Astana) al momento sono almeno 68i casi di grave malnutrizione. Ma lo stesso medico avverte come il dato potrebbe essere più alto, dal momento che molti civili non hanno le forze per raggiungere gli ospedali. Secondo Yahya Abu Yahya, di oltre 9.700 bambini esaminati, oltre 80 soffrono di malnutrizione. A causa della guerra, dell’assedio e del controllo sulle strade delle milizie negli ultimi mesi sono ulteriormente aumentati i prezzi degli alimenti. Un chilo di zucchero ora costa 15 dollari e molte famiglie per sopravvivere hanno iniziato a cuocere le piante e l’erba.

Fonte: Corriere.it

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