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C’è anche il ‘Cristo mutilato’ di Bojayá oggi ad attendere Papa Francesco

C’è anche il “Cristo mutilato” di Bojayá ad attendere papa Francesco, che sta per iniziare a Villavicencio la celebrazione per la beatificazione di Jesús Jaramillo Monsalve, vescovo di Arauca, dell’Istituto per le Missioni Estere di Yarumal, e il sacerdote Pedro María Ramírez Ramos, chiamato “el cura de Armero”.

Il “Cristo mutilato” è quello che resta di una statua che era presente nella chiesa di Bojayá, villaggio dello stato pacifico del Chocó. “Qui15 anni fa, nel 2002 – spiega al Sir il direttore del segretariato Caritas-Pastorale sociale della Chiesa colombiana, mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, mentre attende l’inizio della celebrazione – scoppiò una bomba lanciata dalle Farc. La chiesa era piena, morirono in tutto 72 persone, i superstiti fuggirono nella foresta. È un massacro rimasto nella storia della Colombia, uno dei punti più feroci cui giunse il contrasto tra guerriglia, paramilitari ed esercito”. La statua del Cristo mutilato è un simbolo di conflitto colombiano ed è giunta in peregrinatio fino ad un’altra città emblema del conflitto, Villavicencio appunto. Qui l’intera giornata di papa Francesco sarà scandita da gesti di riconciliazione: la beatificazione di un vescovo e di un sacerdote vittime della violenza al mattino, la grande preghiera di riconciliazione, assieme alle vittime, nel pomeriggio. Sarà forse il momento più solenne e toccante dell’intera visita.




Ieri mons. Henao ha presieduto la celebrazione che ha accolto in chiesa la statua. E della giornata di oggi dice: “È una giornata di riconciliazione, un giorno storico, ci dà tanta speranza. Saremo impegnati a ricostruire il tessuto sociale, una nuova convivenza”. Per il direttore della pastorale sociale colombiana la giornata di ieri “è stata un inizio molto importante per tutto il Paese. L’accordo di pace è irreversibile, ma ora bisogna dare speranza ai colombiani, come sta facendo il Papa. E la presenza numerosissima della gente alla messa di ieri è stata una grande dimostrazione di affetto”




Fonte agensir.it

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