Mancano poche ore all’arrivo del Papa sull’isola greca di Lesbo, domattina alle 10.20 locali, saranno le 9.20 in Italia. Francesco, ieri sera, si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per sostare in preghiera dinanzi all’Icona della Madonna, Salus populi Romani, domandando la protezione della Madre del Signore sulla sua visita. Il Papa ha offerto alla Madonna un mazzo di rose bianche e azzurre, secondo i colori della Grecia. Ad attendere Francesco a Lesbo vi saranno il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos.
Sarà uno di quei gesti, la visita di Papa Francesco domani a Lesbo, che, come lui stesso disse lo scorso Giovedì Santo al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, parlano più delle parole. Trascorrerà una manciata di ore in quella terra greca, le cui luci di sera si possono scorgere dalla costa turca. Un braccio di mare troppo corto per non tentare di prendere il largo in cerca di salvezza in Europa. Di morti, quel mare Egeo, ne ha conosciuti molti negli ultimi mesi: il Papa, il Patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronymos, riuniti nel porto dell’isola, rivolgeranno alle vittime le loro preghiere e il lancio nel mare di tre corone di alloro. Il pensiero a chi non ce l’ha fatta sarà il momento finale della visita, che si concentrerà soprattutto su chi invece la speranza di ritrovare una vita ancora ce l’ha: sui migranti, che siano rifugiati, richiedenti asilo o economici, perché il Papa non ha mai fatto le distinzioni tanto care invece alla politica.
Francesco li abbraccerà nel centro di Moria, divenuto famoso dopo l’accordo Ue-Ankara, che l’ha trasformato in quello che le organizzazioni umanitarie tutte definiscono un luogo di detenzione. Lì incontrerà i minorenni e poi una delegazione di ospiti del centro, pranzerà con alcuni di loro, rivolgerà loro delle parole, così come faranno anche Bartolomeo e Ieronymos. Sarà un discorso piccolo, forse, per via della brevità della stessa visita, ma che li farà sentire fratelli, perché le parole che Francesco in passato ha utilizzato per loro sono sempre state di grande amore e di grande accoglienza. In questa visita non si dovrà leggere alcun significato politico, nessuna polemica con l’Unione Europea, che pure continua a chiudere e respingere, ma solo la misericordia del Papa per queste persone alle quali non si può e non si deve negare il diritto di cercare la salvezza. E anche la sua vicinanza al popolo dell’isola di Lesbo, dal quale continua ad arrivare un grande esempio di umanità e generosità.
Un grande gesto, dunque, dal profondo significato umanitario ed ecumenico che, seppur indirettamente, non potrà non spingere le coscienze a chiedersi se ancora ricordiamo che, come ci ha detto Francesco, anche Gesù fu profugo e la sua condizione “segnata da paura, incertezza, disagi”.
Il servizio di Francesca Sabatinelli per la Radio Vaticana
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