Categorie: Italiae et Ecclesia

Cei, il Papa concluderà i lavori della prossima Assemblea generale

“Sarà Papa Francesco a concludere la prossima Assemblea generale, offrendo il dono della sua parola e della sua disponibilità ai membri della Conferenza episcopale italiana”. Lo rende noto il comunicato finale del Consiglio permanente della Cei, la cui sessione primaverile si è chiusa ieri a Roma. Nel corso dei lavori sono stati approvati il tema principale (“Verifica della recezione dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium”) e l’ordine del giorno dell’Assemblea generale, che si svolgerà in Vaticano, nell’aula del Sinodo, da lunedì 18 a giovedì 21 maggio. Papa Francesco sarà anche a Firenze, al Convegno ecclesiale, martedì 10 novembre: alle 10, in Cattedrale, incontrerà i convegnisti e, alle 15.30, presiederà la Messa nello stadio comunale “Artemio Franchi”. I vescovi hanno inoltre espresso “gratitudine e condivisione” al Papa “per aver voluto indire un Anno Santo della Misericordia”. Tra gli altri adempimenti del Consiglio permanente, “sono state approvate le relazioni sulle attività delle dodici Commissioni episcopali”, che hanno terminato il loro mandato quinquennale, ed è stata approvata “la proposta di ripartizione dei fondi otto per mille da presentare all’Assemblea generale”. Al riguardo, “i vescovi hanno concordato sull’importanza di avviare una valutazione della situazione e delle prospettive degli Istituti diocesani di sostentamento del clero”.

Il dramma della disoccupazione, la “tragedia della persecuzione che colpisce soprattutto i cristiani”, l’educazione e il contrasto all’ideologia del gender. I vescovi – riporta il comunicato finale – esprimono “apprensione solidale per le tante persone senza lavoro” e “per i cristiani perseguitati e uccisi”; per questi ultimi hanno pregato martedì, nella Giornata in memoria dei missionari martiri. Circa la teoria del gender, questa – ha detto nella prolusione il cardinale presidente Angelo Bagnasco – “si nasconde dietro a valori veri – come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione… – ma, in realtà, pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un ‘transumano’ in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto d’identità”. Parole che hanno avuto “piena condivisione”, “a fronte di una linea di pensiero che riduce l’identità sessuale a costrutti sociali. La preoccupazione aumenta davanti alla costatazione di come tale teoria si diffonda nelle scuole, spesso sottraendo a genitori ignari il diritto di educare i loro figli”. Tra gli argomenti dibattuti, è stato inoltre deciso “di preparare una lettera pastorale” che “impegni la prossimità della Chiesa nel momento della sofferenza e del lutto”, “prendendo spunto dalla prassi che si sta diffondendo circa le esequie in caso di cremazione”.

Sabato 3 ottobre verrà riproposta, anche quest’anno, una veglia di preghiera in piazza San Pietro alla vigilia dell’apertura del Sinodo. Lo ha deciso il Consiglio permanente della Cei, riunito a Roma per la sua sessione primaverile. Le risposte al questionario predisposto dalla Segreteria del Sinodo “dimostrano – rileva il comunicato finale dei lavori – come il cammino sinodale abbia suscitato un notevole entusiasmo sui temi della famiglia, riconoscendo in essa non solo un ambito pastorale, ma una dimensione irrinunciabile per la vita della Chiesa e della società”. “In un contesto culturale segnato da relazioni fragili, conflittuali o di tipo consumistico, il questionario – prosegue – fa registrare un nuovo desiderio di famiglia, quale fattore di felicità che dà qualità alla vita. Nel contempo, evidenzia l’importanza di una comunità che di questa possibilità ne sia testimone e sappia porsi con un approccio accogliente e misericordioso, capace – più che di proporre facili scorciatoie – d’impegnarsi nella condivisione del cammino: si tratti di itinerari di preparazione alle nozze come di situazioni segnate dal carico della malattia o del fallimento matrimoniale”. Nelle risposte al questionario si raccomanda inoltre “che – proprio per l’importanza dell’alleanza tra sacerdoti e sposi – i candidati al ministero ordinato facciano esperienza reale di pastorale familiare”.

Fonte. Avvenire

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