In occasione della visita di Papa Francesco nella Repubblica Centrafricana, il 29 e il 30 novembre, l’Unicef locale ha organizzato un concorso canoro tra ragazzi del Paese affinché raccontassero con parole loro l’esperienza della guerra che sta distruggendo il tessuto sociale della nazione. Il brano vincitore è stato lanciato in questi giorni. Ce ne parla Jean-Baptiste Sourou:
Ciò che i loro occhi vedono, ciò che le loro orecchie sentono, ciò che li fa gioire o li fa soffrire, i bambini non usano mezzi termini per raccontarlo. Ed è questo che da forza al brano musicale scritto dai ragazzi della Repubblica Centrafricana. A tre anni dall’inizio delle violenze nel loro Paese, un milione e mezzo di loro hanno urgente bisogno d’ assistenza umanitaria. Sono le prime vittime dell’odio, del rancore e della distruzione selvaggia di beni. La guerra ha un effetto devastante sulle loro vite e il loro futuro, dice l’Unicef.
Per questo cantano: nascosti nella foresta, i bambini sono maltrattati, non hanno cibo, non sono curati. Allora chiedono agli adulti: “Perché tu, mio fratello, perché tu, mia sorella, seminate il terrore nel nostro Paese? I bambini hanno troppo sofferto. Alcuni sono orfani, altri sono diventati bambini di strada. Alcuni sono sequestrati , altri arruolati come bambini soldati. I nostri padri sono uccisi, le nostre madri sono violentate. Non sappiano nemmeno dove sono sepolti. Abbiamo perso i nostri beni più cari. La guerra non è una buona cosa. Vogliamo che la pace ritorni nel nostro Paese”.
Segue l’invito a tutta la popolazione: “Fratelli e sorelle cristiani e musulmani, ricordatevi che siamo tutti figli della stessa nazione, la Repubblica Centrafricana. Noi non vogliamo diventare dei ladri o dei mendicanti. Cosa volete che diventiamo domani? Cessate di distruggere il nostro Paese e le nostre vite. Non chiediamo altro che la pace e ancora la pace per poter ritornare a scuola”.
Scritto dai bambini, il testo è stato messo in musica da artisti professionisti e l’insieme è davvero un capolavoro musicale e un richiamo ad agire ora.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)