Secondo il primo ministro Andre Nzapayeke i ribelli «hanno formato forze irregolari parallele alla polizia e all’esercito e stanno cercando di dividere il paese» in più Stati. Nonostante l’Onu abbia inviato 12 mila soldati di pace in Centrafrica, sotto il nome di Minusca, questi non sembrano in grado di risolvere il conflitto. Secondo Joseph Bidoumi, presidente della Lega centrafricana per i diritti dell’uomo, «le violenze continuano perché i membri della comunità internazionale, le numerose forze dispiegate in Centrafrica, non applicano la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che chiede il disarmo dei belligeranti». In realtà per ora gli uomini della Minusca, autorizzati ad usare la forza per difendere la popolazione civile, hanno cercato di trovare una soluzione pacifica. La scorsa settimana hanno chiesto a tutte le milizie di entrambe le fazioni in lotta di deporre volontariamente le armi ed entrare in un programma di disarmo e reinserimento nella società. Come prevedibile l’operazione non ha finora prodotto alcun risultato, mentre resta altissimo il «rischio genocidio» e il numero degli sfollati: oltre un milione su una popolazione di 4,6 milioni di abitanti. di Leone Grotti
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