Di quanto si sa della possibile intesa politica, ecco le dichiarazioni di Graziano Motta per la Radio Vaticana:
Cibo, medicinali e altri generi di prima necessità sono ora attesi nella Striscia per dare sollievo alla popolazione palestinese stremata da 51 giorni di bombardamenti ; stremata come quella israeliana che ha vissuto, soprattutto nelle regioni meridionali e centrali del paese, sotto la gragnuola di missili e obici di mortaio. L’aiuto umanitario per Gaza passerà dai valichi israeliani e da quello egiziano di Rafah. Questo resterà d’ora in poi aperto sotto il controllo non di Hamas, che governa a Gaza, ma dell’Autorità Palestinese del presidente Abu Mazen. La soluzione dei problemi che sono alla base del conflitto è demandata a negoziati indiretti fra le parti che dovranno cominciare fra un mese; riguardano le richieste palestinesi della fine del blocco con la riapertura del porto di Gaza e dell’aeroporto internazionale, l’estensione del limite marittimo di pesca, un corridoio terrestre tra Gaza e la Cisgiordania. E riguardano la demilitarizzazione della Striscia, ovvero il disarmo di Hamas e degli altri gruppi di miliziani, con lo smantellamento della rete di tunnel che giunge fin dentro il confine, che Israele esige.
Problemi di difficile soluzione che spiegano la ragione per cui nello stato ebraico l’accordo di tregua è stato accolto con prudenza se non con aperto dissenso, in particolare delle comunità delle vicinanze di Gaza che hanno subito il maggior impatto del conflitto. Così la popolarità del premier Netanyahu è in caduta libera, passando dall’82 per cento dall’inizio delle operazioni terrestri a Gaza al 38 per cento. Grandissima invece l’esultanza della popolazione palestinese di Gaza, nelle strade i fondamentalisti islamici hanno rivendicato la loro vittoria. Sono dunque improntate a cautela, ma soprattutto a fiduciosa speranza, le positive reazioni al cessate il fuoco, conseguito grazie alla mediazione dell’Egitto e agli sforzi diplomatici di molti paesi, specie degli Stati Uniti. Il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon afferma che eventuali violazioni sarebbero irresponsabili ed auspica che l’accordo di tregua sia rispettato.
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