Sembra inverosimile la storia del piccolo Charlie, il bambino britannico affetto da una rarissima malattia che i medici e i giudici del regno vogliono morto contro la volontà dei genitori. Il papà e la mamma vorrebbero portare il figlio in Stati Uniti per tentare il tutto per tutto tramite una cura sperimentale. Niente da fare, la vita di Charlie non dipende dai suoi genitori ma da altre persone che, senza conoscerlo veramente, stanno decidendo per lui (e per i suoi) come, quando e dove dovrà morire in nome di non meglio specificati “principi etici”.
Sembra inverosimile anche perché in questi tempi di “post-verità” in cui siamo costantemente messi in guardia dal dilagare delle cosiddette fake news viene da pensare che sia tutta una grande messa in scena. Ma è proprio così? E’ vero che il piccolo Charlie verrà ucciso contro la sua volontà e contro la volontà dei suoi genitori? E’ veramente possibile che questo possa succedere in maniera così palese, sotto i riflettori dei media senza che nessuno possa salvare la sua vita?
SILENZI… TOMBALI
Viene dunque da pensare che possa essere tutto falso… Altrimenti come potremmo spiegarci che le istituzioni politiche e religiose abbiano scelto la via di un silenzio tombale che copre la vicenda con una coltre di complice omertà? Un silenzio omicida ed assordante che macchia le coscienze dei responsabili della cosa pubblica e dei nostri Pastori spirituali:
I grandi media (quelli di regime, in primis La Repubblica, Il Corriere, La Stampa) glissano.
Il mondo dello spettacolo, sempre prono nella difesa delle minoranze (ricordate i lacci arcobaleno a Sanremo?) e dei poveri (il povero Gassman c’ha rimesso l’account Twitter!), tace sonoramente.
Anche il mondo politico, sempre capace di cavalcare queste storie per scopi elettorali, sembra ignorare la vicenda lasciandola in mano alla magistratura.
Il silenzio è la strada scelta anche da parte di chi dovrebbe difendere la vita dei più indifesi senza nessuna condizione e al di la di ogni calcolo politico: la chiesa cattolica. Com’è possibile che i vescovi, i cardinali e lo stesso Pontefice non si sentano in dovere di chiedere – quantomeno – chiarezza sulla vicenda?
Eppure i giorni passano e la sentenza (di morte) sembra di volta in volta più vicina, nonostante, di volta in volta, si procrastini di qualche manciata di giorni la decisione definitiva tenendo col fiato sospeso i genitori del piccolo.
UNA MOBILITAZIONE DAL BASSO
Molte voci si sono alzate, molte urla; molte veglie preghiere, appelli e lettere. Sulle pagine de L’Occidentale, Eugenia Roccella (parlamentare del gruppo IDEA) ha sottolineato l’incredibile paradosso della situazione di Charlie dove il mito della “autodeteminazione” viene in questo caso rovesciato per far largo a un trionfo della “eterodeterminazione”: lo Stato ha il potere di toglierci la vita se valuta che ciò sia meglio per noi. Il giornalista cattolico Antonio Socci ha ricordato Aylan, il piccolo profugo siriano la cui foto ha commosso, intenerito e indignato il mondo assetato di giustizia contro la morte di un innocente. Per quale motivo la vita di Charlie vale meno di quella di Aylan? Anche Giorgia Meloni ha denunciato con forza l’ingerenza di medici e magistrati sulla vita del neonato cittadino inglese: «Spero che la Corte prenda l’unica decisione possibile: difendere la vita di Charlie, fare come chiedono i suoi genitori […] Insomma, dargli una speranza, e dare a chi lo ama la consapevolezza che non ha lasciato nulla di intentato». Parole forti quelle del Presidente di Fratelli d’Italia che ha aggiunto che ha denunciato «l’infamia di grigi burocrati che pensano di poter decretare la morte dei nostri figli, una società tutta sottosopra».
L’APPELLO AL PRESIDENTE MATTARELLA
In questi giorni, sulle pagine de L’Occidentale, sul quotidiano Il Foglio e su La Nuova Bussola Quotidiana, è stata pubblicata una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere di intervenire personalmente in difesa del piccolo Charlie Gard, in nome dei “principi di precauzione, di libertà di scelta delle cure e della responsabilità genitoriale”. La lettera – che chiede di concedere la cittadinanza italiana a Charlie – è stata firmata da più di duemila persone.
Illustrissimo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Le scriviamo per chiedere un Suo intervento personale per il piccolo Charlie Gard, un bambino inglese di dieci mesi affetto da una rarissima malattia genetica. […]
Le chiediamo di adoperarsi per tutelare la vita di Charlie Gard e consentirgli di tentare un trattamento sperimentale negli Stati Uniti, come chiedono i suoi genitori. Fidando nella Sua ben nota sensibilità, confidiamo che Lei voglia concedere la cittadinanza italiana al bimbo e ai suoi genitori, così che possano godere del diritto alla salute e alla libertà di cura assicurati ai cittadini italiani dall’art. 32 della nostra Costituzione. E auspichiamo, in ogni caso, un Suo intervento personale a sostegno delle ragioni del bimbo presso il governo britannico. Certi della Sua considerazione, con stima.
Il 18 giugno sul sito InTerris di don Aldo Buonaiuto viene pubblicato un’altro coraggioso appello diretto al Presidente Mattarella e firmato Luca Lorusso della comunità Giovanni XXIII. Una lettera è intitolata provocatoriamente Io sono Charlie, il lemma diventato virale (fino a diventare banale) dopo gli attentati islamici a Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015.
FEMMINISTE NOSTRANE NON PERVENUTE. MA PER IL CANE…
Ma questa rete di solidarietà “dal basso” sembra non impensierire chi dovrebbe e potrebbe fare di più. Il silenzio di chi dovrebbe alzare la voce è diventato tanto sospettoso quanto assordante. Quali logiche sottostanno alla decisione di voltare le spalle a un neonato che rischia di venire ucciso per “motivi etici”? Perché i nostri campioni delle minoranze, i nostri ministri democratici sempre disposti a sbandierare la loro prodigalità verso immigrati e omosessuali non si pronunciano? Dove sono Maria Elena Boschi, Monica Cirinnà, Laura Boldrini e Valeria Fedeli? Queste femministe democratiche lasceranno che ad una madre, ad una donna, venga tolto il figlio per mano di uomini senza cuore? E se Charlie fosse stata una femmina, parlerebbero di femminicidio? Il nostro camaleontico super-ministro, il cattolico Angelino Alfano ha appena lanciato un appello per salvare un certo cane Iceberg, la cui vicenda non merita approfondimenti nè ulteriori dettagli in questa sede. Una scelta scioccante, quella di Alfano, che lascia a bocca aperta. A quale logica risponde l’azione del nostro ministro degli Esteri?
RELIGIOSO SILENZIO…
Una risposta ad Angelino Alfano e alla cantante Noemi mobilitati per un cane detto Iceberg.
Ancora più inspiegabile è silenzio della Chiesa nelle sue più alte gerarchie. Un silenzio tombale che anticipa il freddo del sepolcro del piccolo Charlie. Con amarezza prendiamo atto che i Pastori, spesso in prima linea sulla difesa della natura (ricordate le foche sulla facciata di San Pietro?) e dei migranti (Galantino docet) sembrano non informati sulla vicenda. Oppure hanno deciso di ignorarla. Chi gestisce l’account Twitter del Papa (solo l’account italiano di @Pontifex può vantare più di 4 milioni e 400 mila follower!) non ha pensato necessario dedicare neanche uno dei messaggi giornalieri alla vicenda. Ci piace pensare, ne siamo certi, che Francesco sia in contatto telefonico con i genitori di Charlie per incoraggiarli e sostenerli. Ma, considerata la sua influenza planetaria che oltrepassa le barriere religiose e politiche, un’appello pubblico avrebbe il valore di un salvavita per il bimbo malato.
Neanche l’Accademia per la Vita, per sua natura chiamata a vigilare sulla dignità della vita umana dal concepimento fino alla morte, ha creduto necessario interessarsi della questione. Che questo organo vaticano sia presieduto da un controverso monsignore come Vincenzo Paglia che sta facendo parlare molto di sé per alcune sue posizioni non esattamente in linea con il Magistero (lo ha dimostrato il sostegno a Renzi e l’elogio funebre in favore di Marco Pannella), non dissipa le perplessità sul perché un organo così autorevole non reputi necessario esporsi per esprimersi su una questione tanto urgente dove è in gioco la vita di un innocente.
Non sembra troppo preoccupato neanche il cardinale ganese Turkson, molto vicino a papa Francesco e Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, distintosi ultimamente per le sue coraggiose battaglie a favore dei migranti e della custodia del creato (e, di consequenza, contro il presidente USA Donald Trump e le sue politiche riguardo a queste due importanti tematiche).
Si dica per inciso che un Tweet, un appello lanciato via radio o televisione o una lettera firmata da un organo vaticano, forse non cambierebbero la situazione ma da qui a farsi complice silenzioso lasciando indisturbata la macchina politica della morte (pro-death) ci passa un abisso. Ed è che carità – al di là dell’accoglienza e dei ponti – vuol dire anche difendere una vita innocente.
Il mondo è rovesciato. E chi è chiamato a tenerlo dritto sembra anch’esso sottosopra, fuori controllo.
E SE FOSSE SOLO UN BRUTTO SOGNO?
Forse è per questo che sorgono dubbi sull’esistenza di Charlie Gard e della sua battaglia per la vita. Forse questo bambino non esiste, forse non è mai esistito. Forse è solo una “Fake News”. Forse si tratta solo di un brutto sogno, oppure di una favola. E quando i narratori di questa vicenda ci comunicheranno che è tutto finito – per l’insindacabile volontà di un dio o di un demone – tireremo tutti un sospiro di sollievo. Torneremo a dedicarci alle nostre piccole cose e aspetteremo che il caso della nostra vita arrivi il più tardi possibile a giudizio; che venga rimandata l’ora in cui un tribunale emetta l’improrogabile sentenza di condanna, con la quale ci verrà comunicato – da parte di un dio o di un demone, fa lo stesso – che anche per noi è arrivata l’ora di smetterla di soffrire inutilmente in questo mondo.
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