Durante l’Anno Santo della Misericordia è possibile ottenere l’Indulgenza giubilare recandosi in pellegrinaggio verso la Porta Santa come segno di profonda conversione. Ma cosa è l’Indulgenza? E’ la remissione totale dinanzi a Dio della “pena temporale” per i peccati già rimessi nella Confessione quanto alla “colpa”.
Infatti, ogni peccato, anche se perdonato da Dio, lascia un residuo da pulire – qui sulla terra o nell’aldilà – perché l’amore sia del tutto puro. Ascoltiamo la spiegazione del penitenziere maggiore, il cardinale Mauro Piacenza, al microfono di Gudrun Sailer: R. – Una volta assolti i peccati, è talmente enorme la sproporzione tra la santità di Dio e l’amore di Dio e la negatività del peccato, che rimangono dei residui: il peccato è perdonato, ma rimangono dei residui di pena. Ecco, l’Indulgenza – ed è qui la sua preziosità – sta nel fatto di poter essere fruitori della misericordia infinita di Dio che va a pulire tutto – come un aspirapolvere divino, se non fosse irriguardoso dire questo – portando via anche tutti i granelli. Per cui, quando una persona ha ricevuto l’Indulgenza, dopo la Confessione, effettivamente è come dopo il Battesimo: praticamente ricomincia una nuova vita. Quindi sarebbe da illustrare e soprattutto da aiutare le persone a porsi nelle condizioni per poter ricevere l’Indulgenza. Perché è chiaro che ci sono le condizioni per l’Indulgenza e cioè la Comunione e la Confessione nell’arco di tempo conveniente, il fatto di pregare secondo le intenzioni del Santo Padre, il fatto di dire un Padre Nostro e un Credo … ma questo è nulla in confronto a ciò che ci viene donato e questo ci deve anche essere perché in qualche modo struttura il modo di riceverla; però, la sostanza è la contrizione del cuore, cioè un atto d’amore perfetto davanti a Dio e per il prossimo. E questo ci fa ottenere l’Indulgenza. E quindi, ecco, l’Anno Santo si focalizza su due punti centrali, che sono la Confessione e l’Indulgenza.
D. – La Porta Santa, durante questo Giubileo, è la porta della Misericordia. Ma che cosa significa?
R. – La porta, in una costruzione, in un edificio ecclesiastico, ha sempre una grande importanza simbolica. Perché? Qui si dovrebbe andare al Vangelo di San Giovanni, al X capitolo, dove Gesù dice di sé: “Io sono la porta. Se uno entra attraverso di me, sarà salvo”. E il riferimento è al passaggio dallo stato di peccato allo stato di grazia. Quindi, il Santo Padre indicando la porta indica questa teologia che sta dentro a questa espressione di Gesù.
E’ chiaro che passare una porta non è un fatto “magico”, ma è un segno religioso se io do un contenuto. Sa, ogni cosa che noi facciamo come gesti, che so, se metto il dito nell’acqua benedetta e mi segno facendo il segno della croce, non compio un gesto magico ma proporzionatamente alla fede che io metto, ricordando l’acqua del Battesimo in cui mi sono inserito in Cristo, allora mi possono venire cancellati i peccati veniali, tanta è la misericordia di Dio che ci viene incontro. E così “passo la porta”. Se io vado con fede, mi raccolgo interiormente e penso e dico: voglio passare da uno stadio di vita a un altro stadio di vita; facendomi l’esame di coscienza mi sono ritrovato questa polvere che mi si è attaccata sui vestiti o sulla pelle durante il pellegrinaggio di questo mondo: allora voglio passare a una visione più strettamente legata al Vangelo. Allora, in questo senso riconosco che Cristo è la mia porta, che Cristo è la mia liberazione e sento quasi echeggiare nell’anima e nell’orecchio quelle parole di Gesù: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo”. Ecco che allora siamo in sintonia con quello che il Santo Padre ha voluto dirci indicandoci la porta.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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