Eccellenza, diciamo che la visita del Papa del 5 luglio a Campobasso-Isernia è un po’ la punta di diamante di una serie di eventi che hanno donato, quest’anno, grande attenzione alla Chiesa molisana…
Mons. Bregantini: È vero. Tutto è nato dal dono di avere Campobasso come “Città della pace” nella Marcia per la Pace di inizio anno. Poi c’è stata la mia scelta, da parte del Santo Padre, come autore delle meditazioni della Via Crucis del Venerdì Santo, che è stato un sigillo a cui sono seguite diverse iniziative formative. Infine questo annuncio a fine marzo della visita del Papa, una cosa grande…
Come vive la sua città questi ultimi giorni di attesa?
Mons. Bregantini: Con crescente entusiasmo. Inizialmente era solo stupore, poi è divenuta una consapevolezza, nelle ultime settimane una gioia indescrivibile… Qui non si parla d’altro, è tutto un fervorìo, un salutarsi, un chiedere… I cittadini sono ancora increduli nel vedere l’area del campo sportivo, da sempre abbandonata, ora ben allestita, bella, ordinata e profumata, con questa realtà dell’altare costruito a forma di capanna per ricordare i grandi passaggi dei pastori lungo tutto il millennio, con i “tratturi”, la transumanza… Davvero una grandissima gioia.
Che realtà incontrerà il Papa in Molise?
Mons. Bregantini: Una realtà di periferia in bilico tra sud e nord. Del sud, ha la religiosità popolare, il problema della disoccupazione, una certa “zona grigia” – non mafiosa ma “grigia” – che rende le coscienze un po’ lente e torbide. Ma del sud ha anche la cordialità, la bellezza dell’incontro, la gioia di stare insieme… Allo stesso tempo, è una regione proiettata a nord: in Italia, ad esempio, è quella che registra il minor tasso di inquinamento e delinquenza. Insomma una realtà dalle mille potenzialità.
Il motto della visita di sabato è “Dio non si stanca di perdonare”. Cosa c’è da perdonare al Molise?
Mons. Bregantini: Da perdonare c’è un po’ di lentezza, il fatto che non sempre si espone o è capace di prendere posizione, di valorizzare o comunque coordinare un lavoro di valorizzazione delle proprie ricchezze storiche, sociali e culturali…. Non è un piagnisteo, questo, ma una preghiera al Signore affinché la grazia che ci è capitata, cioè che il Pontefice abbia scelto di far visita alla nostra terra, sia un invito a far emergere questa identità latente, a sfruttare questi valori fino in fondo. Mi piace utilizzare un’immagine: il Molise è come un insieme di bellissime perline colorate, bisogna però intensificare il filo che le mette insieme, che le sappia evidenziare. Perché anche se il filo non si vede, la sua funzione è decisiva. Allora il Papa viene a darci questo “filo”: più identità, più unitarietà, più forza.
Qual è l’incontro tra quelli in programma che attende maggiormente?
Mons. Bregantini: Tutti e sette gli incontri sono ben collegati; elencati di seguito sembrano una piccola enciclica: lavoro, città, ammalati, poveri della nuova struttura della Caritas, giovani, detenuti, il saluto alla Regione. Ogni tappa è un pezzetto di questa enciclica. Forse quella più attesa è l’incontro con il mondo del lavoro. Sicuramente è la più impegnativa. Per quell’occasione abbiamo invitato anche Sergio Marchionne (amministratore delegato della Fiat nda), che tuttavia non potrà partecipare a causa di impegni all’estero, ma che ha molto gradito il caloroso messaggio di invito che gli abbiamo inviato. La Fiat ha un impianto di 3000 operai a Termoli, la sua presenza sarebbe quindi un incoraggiamento per chi opera in quest’ambito. In ogni caso il mondo del lavoro in Molise non è solo la Fiat: ci sono anche diverse industrie che vivono brutti momenti a causa della crisi, altre che zoppicano per motivi di gestione, altre piccole imprese che non riescono a trovare sbocchi di lavoro, che sono delocalizzate o che non reggono la sfida finanziaria. Per l’industria molisana è un momento davvero molto delicato.
Della visita del 21 giugno scorso ad un’altra realtà di periferia, Cassano all’Jonio, si ricorda soprattutto l’anatema del Papa contro la mafia, indubbiamente la ferità più profonda della Calabria. Quale piaga il Santo Padre dovrà guarire, invece, in Molise?
Mons. Bregantini: La disoccupazione, la precarietà giovanile, saranno sicuramente un banco di prova sabato. Attualmente essa è il problema maggiore, che non investe solo il Molise, ma si estende in tutto il mondo. Ma non solo questo: la presenza del Papa accentuerà anche momenti positivi, darà vigore, ad esempio, al mondo rurale, invitando ad un uso intelligente delle risorse, a prezzi equi, all’amore per la terra. Molto importante è poi l’incontro realizzato in una struttura come l’Università di Campobasso dove, appunto, incontrerà imprenditori e lavoratori. Questa unione tra mondo del lavoro e mondo della formazione credo sia veramente un sogno da realizzare.
Parlando sempre della scomunica di Papa Francesco ai mafiosi, che effetto hanno fatto le parole del Santo Padre a lei che, durante gli anni di episcopato a Locri, ha sempre lottato strenuamente contro la criminalità organizzata?
Mons. Bregantini: Sono state parole molto esplicite e coraggiose. Io stesso, da vescovo di Locri, avevo pronunciato una scomunica nel marzo 2006 contro chi aveva avvelenato le piantine del progetto Policoro di Pratì, nella Locride. Un conto, però, è la scomunica di un vescovo, un conto quella del Papa. Sono contento che il Santo Padre abbia compiuto questo gesto così forte. Non vorrei però che la Calabria sia ricordata solo per questa scomunica. Il discorso del Pontefice è stato di grande intensità e profondità e non si può ridurre solo ad una frase… L’invito è anche a tutti i giornalisti a raccontare anche altri passaggi dell’omelia del Papa, non solo quello.
Eccellenza, un augurio finale in vista di questo grande evento.
Mons. Bregantini: L’augurio è per il dopo visita che sia altrettanto radioso, unitario e coraggioso come è stata questa preparazione. Il fatto che mi sia stato chiesto di pronunciare il mio saluto alla fine e non all’inizio è un segno in tal senso, perché ci aiuta a non lasciare l’evento lì come un idolo, fine a se stesso, ma a renderlo concreto, fattivo, continuativo. Un po’ come se il Papa dicesse: raccogliete quello che vi ho dato e il vescovo sia poi il ponte per proseguire su queste indicazioni, con continuità. Di Salvatore Cernuzio per Agenzia Zenit
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