Riflessione di Loredana Corrao
Il dono è ormai – ahinoi! – uno dei requisiti principali del Natale, come se senza doni fosse «un po’ meno Natale», o come se il pregio di un dono, in qualche modo, definisse le coordinate di un rapporto: più è bello e costoso, più è indice che ci si vuol bene…
Oppure, si aspetta proprio il Natale, visto che un dono «va fatto», per avere un nuovo «qualsiasi cosa» che una settimana prima si finge di saper attendere in attesa che…, in vista di… .
Il tutto, ben confezionato, motivato, giustificato dai media con i loro sempre più elaborati e cinematografici spot – che proprio nel consumismo trovano la ragion d’essere – dai grafici di mercato, dalle indagini politico/economiche. I tg, da metà novembre, cominciano la stima di quanto spenderà la famiglia media per i cenoni, o quanto per i regali…
Mai un tg che si chieda :«quanta gioia nel cuore porterà quest’anno Gesù Bambino alle famiglie di tutto il mondo?», oppure: «EDIZIONE STRAORDINARIA: un ateo, durante un compulsivo shopping natalizio in un affollato centro commerciale… ma perché un ateo dovrebbe fare shopping natalizio, se non crede che a nascere sia il Figlio di Dio? E soprattutto, perché Natale e shopping complusivo camminano a braccetto?».
O ancora: «Quest’anno, invece di inutili e costosi regali di Natale, ci si scambieranno amore, misericordia, pace, carità, donandosi reciprocamente gli uni gli altri, perdonandosi scambievolmente torti, mancanze, ingiustizie, soprusi, tradimenti, menzogne, pettegolezzi, invidie…
E c’è di più: saranno proprio coloro che si sentono dalla parte della ragione, a fare il primo passo». Se fossero i tg a lanciare scoop del genere, invece di poveri pulpiti di parrocchie (o pontifici, cambia poco…), forse l’effetto sarebbe di valenza mediatica e scientificamente meritevole d’attenzione.
Nel nome del Suo Natale, che Gli si creda o meno, si spendono inutilmente infinità di quattrini, per poi lasciare che il giorno dedicato a Santo Stefano Protomartire, sia esattamente come il giorno della Vigilia, o un qualsiasi giorno dell’anno senza che sia cambiato nulla, perlomeno nei cuori. E pensare che lo scambio di doni dovrebbe essere simbolico e significare qualcosa tipo:«Ecco, questo è per te.
È il mio modo di dirti “Ti amo, perché tra te e me c’è Gesù”…».
Se fosse davvero questo il senso, se invece che “cose” ci si scambiasse, per esempio, benedizioni (cioè: mi metto in adorazione di Gesù Bambino e “Gli parlo bene di te”, “Gli racconto quanto ti voglio bene”…, sarebbe molto più Natale, tutti, in qualche modo, raggiungeremmo la Grotta di Betlemme e il Bimbo Divino troverebbe fieno migliore nel cuore di ognuno e avrebbe modo di mostrare prodigi e meraviglie, che compie comunque, ma in pochi vedono.
Scegliendo che tipo di regalo si vorrebbe ricevere, si dà la possibilità al proprio cuore di farsi mangiatoia nel cui calore accogliere il Piccolo Re dei re. E a te, che tipo di dono piacerebbe trovare sotto l’albero?
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