Chi è mio fratello?
Strage di migranti in Calabria: un barcone affonda con oltre 50 morti. Commozione, denunce, accuse e scontri politici. Ma perché tanto clamore quando da anni ogni giorno ci sono migranti che affondano nel Mediterraneo?
Il peggio che si possa fare è montare polemiche distraendo l’opinione pubblica dal cuore di questo dramma scandaloso che trasforma il Mediterraneo in crudele tomba di moderni schiavi. La vera domanda non è perché e come affondano i barconi sovraccarichi di esseri umani affamati, ma perché partono e chi li utilizza con astuti stratagemmi per illuderli prima di caricarli su improvvisati battelli di morte derubandoli di tutto e riducendoli ad oggetti da manipolare e usare in ogni modo possibile.
Chi sono e perché lo fanno? In passato dall’Europa c’è chi è partito per colonizzare e ha depredato l’Africa. La storia prosegue tristemente con gente travestita da suadenti benefattori che, grazie a complici ben remunerati, importano frotte sempre più nutrite di poveri illudendoli con false promesse. Si tratta di donne, uomini e bambini per ognuno dei quali c’è un preciso progetto di sfruttamento.
Le mie orecchie hanno sentito e i miei occhi hanno visto l’illusione di coloro che sfidano ogni rischio per superare ostacoli e barriere pensando all’Europa come la patria della fortuna.
Ho incontrato altri che raccontano la triste sorte di loro compagni finiti nelle mani di una mafia che traffica esseri umani per scopi spregevoli e disumani. Lo dicono a voce bassa perché esiste un’ombra minacciosa da parte di chi indisturbato guida questi traffici e chiede, consiglia e obbliga al silenzio.
Io non so chi sia a capo di questa piovra di morte che richiama alla mente i vagoni in partenza per i lager nazisti e i gulag comunisti carichi di gente che cantava e sorrideva come andassero verso la felicità.
So però che Dio ci sta chiedendo come a Caino, il figlio preferito e forte, “dov’è Abele tuo fratello?”. Succederà un giorno non lontano in Europa quel che nessuno vorrebbe ma che era stato già predetto molti anni fa.
Gli africani e altri poveri chiederanno il conto dei danni ricevuti e noi non potremo dire come Caino…
“Non sapevo che io ero il custode di mio fratello”.
Non abituarsi ad accettare che continuino a morire in mare tanti immigrati è necessario ed essere buoni samaritani per chi arriva da noi è un dovere umano e cristiano. Ma ancor più urgente è avere il coraggio e la forza di fare tutto il possibile per spezzare questa catena di morte e battersi perché la verità, solo la verità guidi le scelte di chi deve agire e di chi ha il compito di informare.