Dopo la sua morte, la mancanza di informazioni, come accade spesso, ha fatto girare delle voci
Nessuno poteva prevedere la brevità del pontificato di Papa Luciani. Giovanni Paolo I appariva contento, anche se non è mai stato visto come il pontefice che doveva far fronte alla crisi della Chiesa cattolica, nata da un Concilio, e a quella del mondo con una profonda crisi di valori separato da due grandi blocchi in costante guerra fredda tra loro.
Una fonte molto vicina disse che il nuovo Papa viveva oppresso dalle tante carte e dai documenti che doveva leggere e scrivere, soprattutto leggere. È a tal punto così che una volta, di fronte a una montagna di carte, venne chiesto al Papa cosa lo preoccupava e se voleva una macchina da scrivere (all’epoca i computer non erano ancora diffusi) e rispose: “Ciò di cui ho bisogno è una macchina per leggere”. E in effetti morì con dei documenti tra le mani.
Giovanni Paolo I morì il 28 settembre 1978, quando non aveva ancora compiuto 66 anni. Si è speculato molto molto su questa morte, anche se con scarso fondamento.
I fatti avvennero nella notte tra il 27 e il 28 settembre. Il Papa andò a letto la sera del 27 senza mostrare alcun problema di salute. Alle quattro e mezza del mattino, la religiosa che lo assisteva, suor Vincenza – giunta da Venezia perché era da molti anni con il cardinal Luciani –, gli lasciò una tazza di caffè come tutti i giorni. Giovanni Paolo I si svegliava molto presto, anche se andava a dormire verso le 22.00.
Quando la religiosa tornò dopo le cinque, vedendo che il Papa non aveva preso il caffè chiamò, aprì la porta e trovò il Pontefice senza vita con dei documenti sul suo letto. Chiamò il segretario del Papa, il monsignor irlandese John Magee, che era stato segretario di Paolo VI e che constatò quello che aveva detto la suora.
Avvisò il medico Renato Buzzonetti e il cardinale Segretario di Stato, Jean Villot. Il medico del Vaticano, che in quei giorni sostituiva il dottor Fontana, certificò la morte di Giovanni Paolo I per “infarto del miocardio acuto”, e collocò la morte verso le 23.00 della sera precedente.
Alle 7.30, la Sala Stampa vaticana diffuse un lungo comunicato in cui sottolineava la causa della morte, ma omise che chi aveva trovato il Papa senza vita era stata la religiosa che lo assisteva, citando solo il presule irlandese.
Questa mancanza di informazione, come accade di solito, scatenò delle voci, al punto che – soprattutto tra i giornalisti anglosassoni molto legati al sensazionalismo – si disse che il Papa era stato assassinato.
Per dissolvere i dubbi su un presunto omicidio di Giovanni Paolo I ventilato dai giornalisti anglosassoni, Papa Giovanni Paolo II mantenne nella sua segreteria John Magee, che in seguito fu Maestro di Cerimonie del Papa in sostituzione di monsignor Virgilio Noé.
Giovanni Paolo II non ha trovato mai nulla di strano nella vicenda. Alcuni giornalisti e anche qualche prelato chiesero l’autopsia, ma ad ogni modo non avrebbe dissipato i dubbi dei giornalisti anglosassoni.
Personalmente ho letto abbastanza di quanto è stato scritto sulla morte di Papa Luciani e ho constatato che ci sono stati molti errori e confusioni relativamente a persone, cariche, date e dati concreti. Continuo quindi a sostenere la versione che ho raccolto quando ho scoperto a Roma, come corrispondente, la morte di Giovanni Paolo I e il conclave successivo: la sua morte naturale per infarto.
Non si possono scrivere libri per dispetto o per sensazionalismo utilizzando il detto “se non è vero è ben trovato”. Alcuni autori, come John Cornwell, ex seminarista poi “convertito” all’ateismo e che cercava a tutti i costi di pubblicare lo “scoop del secolo”, hanno ben pochi scrupoli.
Considerando le sue fonti scarse e di ben poco peso (in Vaticano non gli si fece caso, il che infastidì molto il giornalista), smette di aver valore un’affermazione su un presunto assassinio. Il giornalista, come a voler sistemare le cose, anni dopo ha dovuto concludere che Papa Giovanni Paolo I è morto di morte naturale, anche se ha detto che non è stato a causa di un infarto.
L’elezione di Wojtyła
Se il cardinale Albino Luciani raccolse il consenso dei cardinali per succedere a Paolo VI, nel conclave successivo, che si aprì il 14 ottobre, i cardinali non si misero d’accordo per eleggere un Papa italiano, oscillando tra i cardinali Giovanni Benelli, ex uomo forte di Paolo VI, e l’arcivescovo di Genova Giuseppe Siri.
Venne eletto quindi il cardinale polacco Karol Wojtyła, uomo prudente, di grande prestigio e con un’indubbia forza interiore: aveva 56 anni ed era il papa numero 254 e il primo non italiano dopo 456 anni. Giovanni Paolo I era stato eletto il giorno della festività della Madonna polacca di Czestochowa. Una premonizione?
Giovanni Paolo II iniziò una grande attività a favore della libertà e della libertà religiosa, che portò alla caduta del comunismo, sia in Europa orientale che nei Paesi occidentali. Nel 1989 cadde il Muro di Berlino e l’impero sovietico si sgretolò come un castello di carte.
L’influenza di Papa Wojtyła è stata fondamentale, come ha riconosciuto l’ex Presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov in vari scritti.
Oggi molti concordano nel segnalare che senza il breve pontificato di Papa Luciani l’elezione di Wojtyła non sarebbe stata possibile.
Di Salvador Aragonés per Aleteia
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