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Chi pensa che l’omosessualità sia una malattia, si ricordi di Galileo e impari a non fare diagnosi

Chi pensa che l’omosessualità sia una malattia, si ricordi di Galileo e impari a non fare diagnosiMichela Marzano è una mia amica e, come ha scritto pubblicamente, è rimasta scandalizzata da alcuni cattolici che considerano l’omosessualità una malattia da curare.

Cosa posso dire a lei e ai tanti come lei feriti da queste affermazioni? Che dai tempi di Galileo Galilei – lo riconobbe ufficialmente Giovanni Paolo II – la Chiesa ha imparato che intenzione dello Spirito Santo è insegnarci “come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo.” Queste le famose parole che l’astronomo pisano rivolse a Cristina di Lorena, madre di Cosimo de’ Medici, nella speranza che la Granduchessa lo proteggesse nei dibattiti romani.

E così, come è l’astronomia ad avere competenza sul moto delle stelle, allo stesso modo è la medicina a dire cosa sia o meno malattia. Per questo la Chiesa non parla di malattia e anzi, prima di illustrare quali siano i propri convincimenti rispetto a come – a quali condizioni – l’omosessualità sia o meno una strada per la felicità eterna e terrena, afferma che “l’omosessualità si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture e la sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile” (Catechismo Chiesa Cattolica n. 2357).

Nella famosa intervista sull’aereo che lo riportava a Roma da Rio de Janeiro – quella del “se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?” – Papa Francesco citò espressamente anche il punto successivo del catechismo, e cioè il 2358, dicendo che “queste persone non devono essere discriminate, ma accolte, e che il problema non è avere queste tendenze”. Usò proprio la parola “tendenza”, quella del catechismo, non la parola “malattia”.

Del resto se la medicina, come avvenuto anche recentemente, radia dal proprio albo i medici che parlano dell’omosessualità come malattia, non mi sembra ci sia molto da aggiungere. Io, personalmente, voglio credere che le parole riportate negli articoli citati all’inizio siano state in qualche modo travisate. Lo spero vivamente. Ciao Michela.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost

2 COMMENTI

  1. Consiglio vivamente di ascoltare Padre Livio che con grande carità e delicatezza ma anche in verità e chiarezza estrema , affronta il tema dell’omosessualità ed in generale di come porsi di fronte alla Parola di Dio quando abbiamo pulsioni contrarie ad essa, quali che esse siano (avarizia,superbia,ira, gola e lussuria,accidia ed invidia con le loro rispettive ramificazioni ed espressioni)
    Non ho nulla contro i gay ma qui si condanna un peccato e non il peccatore che cerca di combattere le proprie pulsioni contrarie alla parola di Dio, quali che esse siano. Ma adesso va di moda essere progressisti, modificare e modernizzare la parola di Dio adeguandola alle tendenze del momento come fanno tanti preti, vescovi ultimamente. Evidentemente anche voi appartenete alla lobby gay del vaticano, non mi meraviglio. La chiesa in quanto opera di Dio è tentata terribilmente e lo sbando su questi argomenti di morale ne è la prova. Ma la parola di Dio è chiara e limpida proprio oggi Gesù nel Vangelo diceva ” Non sono venuto ad abolire la Legge ma a darle compimento ” . Mi complimento con voi per aver aumentato ulteriormente la confusione.
    https://youtu.be/Wd02ezwOSv0

    • Anch’io ascolto Padre Livio che apprezzo. Sinceramente, Roberto, non capisco come tu possa dire che il mio articolo genera confusione, quando invece fa chiarezza. Mi consola il fatto che 460 persone – finora – hanno scritto “mi piace” su quanto ho detto. Ripeto quello che ho scritto. Il giudizio morale della chiesa sull’omosessualità e gli omosessuali, nulla ha a che vedere con la parola “malattia”. Cito: “… prima di illustrare quali siano i propri convincimenti rispetto a come – a quali condizioni – l’omosessualità sia o meno una strada per la felicità eterna e terrena…”: quindi è chiaro che qui non sto parlando di tali convincimenti ma del fatto che è la medicina a dire se l’omosessualità è o meno malattia, non la Chiesa. Così come era l’astronomia a dire come si muovevano le stelle, e non la Chiesa. Se viene da me sacerdote un ladro io gli parlo dell’aspetto morale e spirituale della faccenda, non gli dico che è cleptomane. Se mi venisse il dubbio, gli consiglierei di andare da un medico. Sbaglio?

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