Categorie: Italiae et Ecclesia

“Chi sono io per giudicare i gay?”

Riportiamo da «Verona fedele» del 23 marzo 2014 questo intervento di Mons. Zenti, Vescovo di Verona, a proposito dello sconsiderato intervento di Mons. Breoni alla conferenza organizzata da Métaphos «Matrimoni omosessuali: tra diritto d’amore e famiglia tradizionale»: “Ha fatto scalpore la risposta di papa Francesco in una famosa intervista, rilasciata ad una nota testata mediatica, sui gay: «Chi sono io per giudicare i gay?». Per un verso è stata interpretata con estremo favore come una sorprendente e auspicata apertura alla pratica della omosessualità non più giudicata nei termini della tradizione cattolica; per altro verso è stata ritenuta indegna di un Papa. Indubbiamente ambedue le interpretazioni sono quantomeno maldestre. A ciò s’aggiungano due interventi, improvvidi e fuori binario, di un nostro presbitero, dapprima in una assemblea pubblica e successivamente ad una televisione, sul medesimo argomento, che hanno creato scompiglio, sconcerto e scandalo. Giustamente papa Francesco non si è posto dalla parte dei giudici nei confronti degli omosessuali, nella convinzione che nessuna persona va sottoposta a giudizio, secondo le indicazioni parenetiche di Gesù: “Non giudicate per non essere giudicati”. Anche perché a nessuno è dato di conoscere la storia di una persona e il peso delle responsabilità personali. Tuttavia, altro è giudicare una persona altro è valutare il suo agire. E certo il Papa lo ha ben chiaro. E altrettanto chiaro ritengo abbia il nostro presbitero in causa.

È quanto fa il Catechismo della Chiesa Cattolica, con tutto il carico di autorevolezza che gli compete. Con una sorprendente pacatezza, limpidezza, inequivocabilità. Quanto ci basta per dirimere la questione. Riporto il testo: “L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni (cfr Gen 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,10; 1 Tm 1,10), la Tradizione ha sempre dichiarato che ‘gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati’. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale; essa costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di una amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana” (CCC 2357-2359). È la posizione del Magistero! Tre suggerimenti. Il primo: si investano risorse educative, psicologiche e spirituali, per aiutare le persone fin da ragazzi e adolescenti a formarsi una personalità conforme alla loro identità segnata al maschile o al femminile. La seconda: siano evitate esperienze sessuali, soprattutto di gruppo, che condizionano lo sviluppo armonioso della personalità. Infine, auspichiamo un allentamento dello scatenamento della cultura gay, come ostentazione. La qual cosa favorirebbe anche un maggior rispetto delle persone con tendenze omosessuali”. Mons. Giuseppe Zenti Vescovo di Verona, a cura di Ornella Felici*

Mons. Zenti, Vescovo di Verona durante una trasmissione radiofonica.

 

* La fonte dell’articolo è tratta da: cultura cattolica.it

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