Papa Francesco ha ricevuto in udienza in Vaticano i Vescovi amici del Movimento dei Focolari e si è compiaciuto del cammino di amicizia dalla “radice forte e solida” che contraddistingue l’esperienza dei loro incontri cominciati quarant’anni fa.
Il Papa ha ricordato il modo e gli ambiti in cui la fondatrice dell’Opera di Maria, o Movimento dei Focolari, ha sempre coltivato il senso e il servizio dell’unità: unità nella Chiesa, unità tra tutti i credenti, unità nel mondo intero, “a cerchi concentrici”. E ha associato questo stile alla definizione che il Concilio Vaticano II ha dato della Chiesa: «il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Cost. Lumen gentium, 1).
In mezzo alle lacerazioni e alle distruzioni della guerra, lo Spirito pose nel cuore giovane di Chiara un seme di fraternità, di comunione. Un seme che da quel gruppo di amiche, a Trento, si è sviluppato ed è cresciuto, attirando uomini e donne di ogni lingua e nazione con la forza dell’amore di Dio, che crea unità senza annullare le diversità, anzi, valorizzandole e armonizzandole.
Torna qui il Papa a citare Basilio [di Cesarea] quando si riferisce allo Spirito: “Ipse unitas est, ipse est harmonia”. Poi, Francesco mostra l’evidente “parentela” – per così dire – che c’è tra questo carisma e il ministero dei vescovi. “Noi vescovi – afferma – siamo al servizio del popolo di Dio, perché si edifichi nell’unità della fede, della speranza e della carità. Nel cuore del vescovo, lo Spirito Santo imprime la volontà del Signore Gesù: che tutti i cristiani siano una cosa sola, a lode e gloria di Dio Uno e Trino e perché il mondo creda in Gesù Cristo (cfr Gv 17,21)”. Precisa, inoltre:
Papa e vescovi, siamo al servizio non di un’unità esteriore, di una “uniformità”, ma del mistero di comunione che è la Chiesa in Cristo e nello Spirito Santo, la Chiesa come Corpo vivo, come popolo in cammino nella storia e nello stesso tempo oltre la storia. Popolo inviato nel mondo a testimoniare Cristo, perché Lui, Lumen gentium, Luce delle genti, possa attirare tutti a sé, con la forza mite e misericordiosa del suo Mistero pasquale.
Il pontefice sottolinea che il sogno di Dio è di riconciliare e armonizzare in Cristo tutto e tutti (cfr Ef 1,10; Col 1,20). Qui cita l’Enciclica Fratelli tutti, dedicata proprio al “sogno” della fraternità, che collega al titolo stesso dell’incontro dei Vescovi:
Davanti alle “ombre di un mondo chiuso”, dove tanti sogni di unità “vanno in frantumi”, dove manca “un progetto per tutti” e la globalizzazione naviga “senza una rotta comune”, dove il flagello della pandemia rischia di esasperare le disuguaglianze, lo Spirito ci chiama ad “avere l’audacia di essere uno”.
“Il coraggio dell’unità ce lo testimoniano soprattutto i santi”, dice il Papa che ricorda due figure della Chiesa: San Cornelio, Papa e San Cipriano, vescovo, celebrati proprio in questi giorni. E’ di Cipriano “la stupenda definizione della Chiesa come «popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (De Orat. Dom. 23: PL 4, 553)”. Francesco non dimentica, poi, tanti testimoni dei nostri tempi, pastori e laici, che hanno avuto “l’audacia dell’unità”, pagando di persona un prezzo a volte molto alto.
L’unità che ci ha donato e ci dona Gesù Cristo non è unanimismo, non è andare d’accordo a tutti i costi. Obbedisce a un criterio fondamentale, che è il rispetto della persona, il rispetto del volto dell’altro, specialmente del povero, del piccolo, dell’escluso.
Nel salutare i Vescovi per l’incontro, Papa Francesco esprime il suo grazie per l’impegno con cui i presuli portano avanti questo cammino di amicizia. Si congeda con una raccomandazione: che il cammino sia “sempre aperto, mai esclusivo” per crescere nel servizio alla comunione. E, infine, l’invito: “Continuate a sorridere”.
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