La Cei, in una lettera rivolta ai vescovi, chiede di lavorare per «favorire la partecipazione» alle liturgie; andare oltre il limite massimo dei 200 posti nei riti comunitari all’interno delle chiese…
A due mesi dal ritorno delle celebrazioni pubbliche in Italia dopo il blocco imposto dall’emergenza Covid, la presidenza della Cei scrive ai vescovi della Penisola in vista della ripresa autunnale delle attività pastorali che sarà «necessariamente graduale e ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica, alcune delle quali legate a valutazioni regionali».
Nella lettera la Cei invita a «lavorare insieme per porre le condizioni con cui aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale». Nel rinnovare la «riconoscenza ai sacerdoti e ai catechisti per la generosa e creativa disponibilità con cui, anche in questi mesi difficili, hanno saputo mantenere i contatti con le persone, in particolare i ragazzi e le loro famiglie, ricorrendo ampiamente all’uso dei mezzi digitali», la presidenza evidenzia ora l’urgenza «di progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario che favorisca un maggior coinvolgimento dei genitori, dei giovani e degli adulti, e la partecipazione all’Eucaristia domenicale»
. Infatti, in alcune regioni, i timori del contagio limitano le presenze alle celebrazioni festive.La lettera, frutto della riflessione maturata nell’ultima riunione della presidenza, si sofferma sul ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia con il popolo, «segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assenza dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato».
«Occorre un saggio discernimento per cogliere ciò che è veramente essenziale», osserva la presidenza per la quale «la consegna della nuova edizione del Messale Romano sarà un’opportunità preziosa per aiutare le comunità cristiane a recuperare consapevolezza circa la verità dell’azione liturgica, le sue esigenze e implicazioni, la sua fecondità per la nostra vita». Si tratta della terza edizione in italiano del Messale Romano dove, ad esempio, “cambierà” la preghiera del Padre Nostro (da «Non ci indurre in tentazione» a «Non abbandonarci alla tentazione»). L’utilizzo del nuovo testo – il volume del Messale sarà disponibile da settembre – diventerà obbligatorio in tutte le parrocchie italiane dalla prima Domenica di Avvento, ossia dal 29 novembre 2020.
Quanto alla celebrazione dei sacramenti, «a partire da quelli dell’iniziazione cristiana», la lettera della Cei ai pastori ricorda che «non ci sono impedimenti a celebrare con dignità e sobrietà». «È bene – si raccomanda – aver cura che la loro celebrazione, pur in gruppi contenuti, avvenga sempre in un contesto comunitario». Per la Cresima, «oltre ad assicurare il rispetto delle indicazioni sanitarie, in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando». La stessa attenzione «sarà necessaria per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati». Mentre si attendono dal ministero dell’Interno indicazioni per un ritorno dei cantori e dei cori, «la possibilità dei familiari di partecipare insieme alle celebrazioni, stando in uno stesso banco, trova risposta positiva nella prassi della vita quotidiana». Circa la richiesta di poter derogare al numero delle 200 persone nei luoghi chiusi, il Comitato tecnico-scientifico affida la decisione alle Regioni.
Per ciò che concerne le attività pastorali per i ragazzi, gli uffici catechistici, coordinati da quello nazionale, «stanno lavorando per favorire e sostenere il loro impegno in un discernimento comunitario che porti a scelte operative adeguate, non ispirate dal si è sempre fatto così, ma dalle possibilità che il tempo attuale offre». Il tempo che stiamo vivendo, «con le sue difficoltà e le sue opportunità, ci chiede di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche», suggerisce la presidenza della Cei sottolineando che l’attuale situazione storica «invoca un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma».
«Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima – conclude la missiva – la riunione autunnale del Consiglio permanente e l’Assemblea generale (prevista a novembre) dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro».
(Fonte avvenire.it – Giacomo Gambassi)
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