«La Chiesa italiana ha vissuto da vicino per evidenti motivi geografici questo momento veramente rivoluzionario del passaggio di testimone da Papa Benedetto a Papa Francesco. Una rivoluzione che è stata definita ‘silenziosa’ perché ha avuto la capacità di mettere la Chiesa in una nuova condizione rispetto al suo compito di sempre che è l’annuncio del Vangelo». Lo afferma al Sir monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, nell’intervista in cui fa il punto sugli impegni che attendono la Chiesa italiana nell’anno 2014.
Tra gli eventi principali, Pompili cita la “Festa della scuola italiana” del 10 maggio 2014, per “festeggiare la scuola come momento centrale del processo educativo”, e anche la preparazione al Sinodo straordinario sulla famiglia dell’autunno prossimo con l’avvio della consultazione all’interno delle parrocchie e diocesi con le 38 domande predisposte dalla Santa Sede. Circa un evento più in là nel tempo, il convegno ecclesiale decennale di Firenze del 2015, Pompili afferma che si colloca nella prospettiva “del dialogo della Chiesa con il mondo e con le diverse visioni, a partire da quello che per noi è l’umanesimo di riferimento, quello cristiano”.
“Quello di Firenze – precisa Pompili – sarà il quinto convegno ecclesiale nazionale, dal 1976 quando si tenne il primo a Roma. Nelle scorse settimane è stato pubblicato l’‘invito’, un testo che anche come genere letterario ha una sua forma sobria e originale. Ancor prima di entrare nel merito del tema, il suo intento è quello di sollecitare una partecipazione la più ampia possibile, stabilendo una relazione con tutti i potenziali interlocutori del convegno”. Il sottosegretario della Cei, nell’intervista, riflette pure sulle crescenti preoccupazioni per la crisi e la disoccupazione. “La Chiesa naturalmente – osserva – non ha una risposta tecnica per la crisi economica e finanziaria, ha però una proposta precisa, che si ritrova nel messaggio per la Giornata mondiale della pace: questa proposta è la ‘fraternità’ come antidoto alla perenne e diffusa conflittualità. Se non riscopriamo che siamo tutti sulla stessa ‘barca’ e che solo insieme potremo affrontare più efficacemente i numerosi focolai di crisi, la società rimarrà sotto pressione. La fraternità è il messaggio che vogliamo portare al mondo. La sua alternativa è il conflitto, che però non risolve, ma distrugge”.