Da Roma a Loreto, passando per la Giornata mondiale della Gioventù a Panama, con un’unica destinazione: i giovani di tutto il mondo. L’Esortazione apostolica post-sinodale, in forma di Lettera ai giovani, che oggi il Papa firma ed affida alla Vergine Maria durante la sua visita a Loreto, ha un lungo cammino alle spalle, percorso grazie alla “bussola” di Cristo. “Vive Cristo, esperanza nuestra” è infatti l’incipit del testo originale in spagnolo del documento, che verrà pubblicato prossimamente.
Ma la prima pagina di tale documento, in un certo qual modo, Papa Francesco l’ha scritta il 13 gennaio 2017. Quel giorno, viene pubblicato il Documento preparatorio del Sinodo ed il Pontefice decide di accompagnarlo con una Lettera in cui invita i giovani lanciarsi “verso un futuro non conosciuto, ma portatore di sicure realizzazioni”, sempre accompagnati da Dio.
“Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori
”.L’invito del Papa è raccolto dal “Seminario internazionale sulla condizione giovanile nel mondo”. Organizzato a Roma, nel settembre 2017, dalla Segreteria generale del Sinodo. Numerosi i temi afferenti la gioventù che vengono discussi durante i lavori: dalle migrazioni alla disoccupazione, dall’impegno sociale a quello politico, dallo sviluppo delle tecnologie alla fede.
Alla fine, la voce dei giovani si leva chiaramente: “Siamo una famiglia – dicono – ascoltiamoci e cresciamo insieme”. Ciò evidenzia il desiderio dei ragazzi di trovare nella Chiesa una casa, una famiglia. Una comunità dove poter maturare le proprie scelte di vita e contribuire al bene comune.
A tale auspicio, il Pontefice risponde direttamente nel marzo 2018. Precisamente ell’ambito della Riunione pre-sinodale svoltasi a Roma, presso il Pontificio Collegio internazionale “Maria Mater Ecclesiae”. Circa 300 i giovani presenti fisicamente, mentre altri 15mila partecipano attraverso i social-media. A tutti loro, il Papa chiede di osare “sentieri nuovi”. Uscendo alla logica del “si è sempre fatto così” per stare, invece, in modo creativo nel solco della tradizione cristiana autentica.
Il cuore della Chiesa è giovane, ribadisce Francesco, e i giovani “vanno presi sul serio”. Non bastano le analisi sul loro mondo, ma serve interpellarli direttamente, anche quando parlano con “la faccia tosta”. “Se mancate voi, ci manca parte dell’accesso a Dio”, dice il Papa ai ragazzi. Esortandoli ad essere “giovani profeti” con radici solide, basate sull’esperienza degli anziani e dei nonni.
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I frutti della Riunione pre-sinodale vengono raccolti in un documento conclusivo che il 25 marzo 2018, Domenica delle Palme e Giornata diocesana della gioventù, viene consegnato nelle mani del Papa, in Piazza San Pietro. “In questo documento – spiegano i ragazzi al Pontefice – Le consegniamo la nostra vita e i desideri più profondi del nostro cuore. Fiduciosi del fatto che la Chiesa continui ad ascoltare la voce dei giovani”.
Ed è questo, infatti, che i ragazzi auspicano: una Chiesa che sia testimone vivente di ciò che insegna, che non li consideri troppo piccoli per essere protagonisti della contemporaneità; una Chiesa inclusiva, accogliente, misericordiosa e tenera, che sappia anche ammettere i propri errori ed abbia “l’umiltà di chiedere perdono”. Una Chiesa che incontri i giovani là dove essi vivono, anche nel cosmo digitale, e che li accompagni nella costruzione di un “mondo di pace, che tenga insieme ecologia integrale ed economia globale sostenibile”.
L’Instrumentum Laboris del Sinodo, poi, presentato alla stampa il 19 giugno 2018, raccoglie tutte queste richieste, integrandole con oltre centomila risposte date dai giovani al Questionario on line lanciato, nei mesi precedenti, dalla Segreteria generale del Sinodo. Sette, soprattutto, le parole-chiave che emergono dall’Instrumentum: ascolto, accompagnamento, conversione, discernimento, sfide, vocazione e santità. Si tratta di principî basilari che i ragazzi cercano nella Chiesa, affinché sia “autentica”, brilli per “esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale” e condivida con i giovani stessi una vita vissuta alla luce del Vangelo. L’auspicio è che la Chiesa sia “meno istituzionale e più relazionale, capace di accogliere senza giudicare previamente, amica, prossima, misericordiosa”.
Le tematiche contenute nell’Instrumentum Laboris diventano, così, la “road-map” del Sinodo sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che si svolge in Vaticano nell’ottobre 2018 e che vede molti ragazzi prendere la parola in Aula. Le loro riflessioni, le loro testimonianze, i loro forti appelli confluiscono nel Documento finale dei lavori, il cui filo-rosso è l’episodio dei discepoli di Emmaus, narrato nel Vangelo di Luca.
Accompagnamento e ascolto empatico, infatti, sono tra i tratti essenziali che i ragazzi richiedono alla Chiesa, insieme al rafforzamento di scuole e parrocchie, e all’attenzione a questioni cruciali come quella dei migranti, “paradigma del nostro tempo”. Il documento finale richiama, inoltre, l’importanza di un impegno fermo della Chiesa contro tutti i tipi di abuso, per fare verità e chiedere perdono.
Centrali anche la sottolineatura della famiglia, “Chiesa domestica” e prima comunità di fede; l’esortazione alla promozione della giustizia contro la cultura dello scarto; l’invito a valorizzare al meglio le “risorse pastorali” offerte da arte, musica e sport e ad abitare il mondo digitale, promuovendone le potenzialità comunicative in vista dell’annuncio cristiano. Il documento finale esorta, inoltre, a riconoscere e valorizzare le donne nella società e nella Chiesa, così come a far scoprire ai giovani che la sessualità è un dono, offrendo loro “una parola chiara, umana ed empatica”. Il tutto con “sinodalità”, ovvero con quello stile per la missione che sprona a passare dall’io al noi.
E sono, infatti, tanti i “noi giovani” che a gennaio di quest’anno incontrano Papa Francesco a Panama, in occasione della 34.ma Giornata mondiale della gioventù. Così come accaduto a Rio de Janeiro nel 2013, quando li esortava a “fare chiasso”, ovvero a farsi sentire, ora il Pontefice invita i ragazzi a darsi da fare in modo attivo e creativo nella Chiesa e nel mondo, mettendo a frutto la loro “energia rinnovatrice” per essere “testimoni del Vangelo”:
“Vogliamo trovare e risvegliare insieme a voi la continua novità e giovinezza della Chiesa aprendoci sempre a questa grazia dello Spirito Santo che tante volte opera una nuova Pentecoste. E questo è possibile solo se, come abbiamo da poco vissuto nel Sinodo, sappiamo camminare ascoltandoci e ascoltare completandoci a vicenda, se sappiamo testimoniare annunciando il Signore nel servizio ai nostri fratelli, che è sempre un servizio concreto”.
A distanza di due anni dalla prima Lettera ai giovani, il Papa affida alla Vergine Lauretana l’Esortazione apostolica post-sinodale, sempre in forma di Lettera. Un segno concreto di quell’ascolto, di quel dialogo e di quel camminare insieme auspicato dai partecipanti al Sinodo.
Fonte vaticannews.va/Isabella Piro – Città del Vaticano
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