Dal Qatar pieno di milionari alle bidonville. Se proprio vogliamo schiattare di invidia, dobbiamo guardare i Paesi dove c’è la più alta concentrazione di super-ricchi: al primo posto il Qatar (175 ogni mille abitanti, cioè 2 abitanti su 10 sono milionari!), seguito da Svizzera (127 su mille), Singapore (100 su mille) e Russia (dove 536 nababbi detengono ricchezze oltre i 100 milioni ciascuno). Dall’altra parte, coloro che, con la crisi della Lehman Brothers del 2008 e la recessione globale conseguente, hanno dovuto iniziare a confrontarsi con la scarsità o addirittura la povertà. Ecco che un po’ tutti ci siamo abituati a fare i conti al centesimo, a usare il low-cost, a scegliere la sobrietà come stile di vita, a rinunciare (quasi) ad ogni forma di lusso, ad accettare la precarietà, specie i giovani detti la “generazione 1000 euro”. In un mondo così variegato, dove c’è chi ha davvero “troppo”, e chi invece troppo poco o quasi niente (pensiamo alle bidonville nei paesi poveri del sud del mondo), ci chiediamo: ma quali armi abbiamo per rovesciare la tendenza all’impoverimento e costruire un futuro meno pessimistico?
L’esempio virtuoso di Banca Etica. Le risposte sono molte e diverse: una, ad esempio, viene da Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, l’originale istituto fondato 15 anni fa in Italia, con 36mila soci, una raccolta di circa 900 milioni di euro, prestiti per 770 milioni, sofferenze all’1,4% del totale. A fronte di un sistema bancario che, dopo la crisi globale, assomma crediti incagliati per quasi il 30% del totale (senza aiuti statali molte grandi banche nel mondo sarebbero “saltate” già da anni), Banca Etica in questi ultimi tempi ha visto prosperare il suo business. È sempre stata in utile, aumenta i dipendenti, le paghe sono moderate: i dirigenti non possono prendere oltre 6 volte più del livello più basso. È chiaro che soltanto da una realtà del genere poteva venire un libro come quello scritto da Biggeri: “Il valore dei soldi” (edito da San Paolo), dove riflette sulla “finanza etica” con l’assunto centrale che il denaro può e deve essere usato “a favore del bene comune”. Solo in questo caso – sostiene – produce ricchezza per tutti, altrimenti si trasforma in una sorgente di conflitti.
La “bomba” dei derivati e l’educazione finanziaria. E di esempi del potere distruttivo del denaro, se usato male, ne abbiamo parecchi. “Salvare le banche dalla crisi finanziaria è costato (nel 2009) oltre 13mila miliardi di dollari – scrive – oltre sei volte l’intero debito pubblico italiano”. E che dire dei “derivati”, forme di assicurazione finanziaria adottate per coprirsi dai rischi inerenti valute, borse, petrolio, grano, oro ecc.? Anche loro sono una bomba a orologeria con cifre da fare accapponare la pelle: nel 1992 erano 20mila miliardi di dollari l’anno e nel 2010 hanno raggiunto la cifra di 670mila (quattro volte la ricchezza mondiale). Queste cifre parossistiche ricordano a tutti che è irresponsabile “giocare col fuoco”. Purtroppo molti apprendisti stregoni della finanza continuano a farlo. Urgono regole per controllarli ma – sostiene Biggeri – urge soprattutto educare al valore della “finanza etica”, la sola che può trattare il denaro in forma rigorosa e responsabile, per sostenere progetti a sfondo produttivo e solidale, imprese “pulite”, cooperative, piccole aziende familiari. Lì si genera ricchezza vera e solidarietà inclusiva. A cura di Redazione Papaboys*
* Fonte: Agensir
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