In Siria al momento ci sono 15 aree sotto assedio con 700mila persone intrappolate, tra cui almeno 300mila bambini. Lo scrivono in un comunicato congiunto Oms, Unicef, Onu e World Food Programme, che chiedono “un immediato, incondizionato e sicuro accesso per raggiungere bambini e famiglie tagliate fuori dai soccorsi umanitari”.
“Gli orrori dell’assedio dei distretti est di Aleppo è scomparso dalla consapevolezza pubblica – scrivono le organizzazioni – ma non dobbiamo far sì che i bisogni e il futuro della popolazione siriana escano dalla coscienza del mondo”. Al momento cinque milioni di persone vivono in aree estremamente difficili da raggiungere con gli aiuti umanitari, e tra questi ci sono due milioni di bambini, a rischio sempre maggiore di malnutrizione, disidratazione, malattie infettive e ferite. “Tragicamente – aggiunge il comunicato – molti bambini hanno conosciuto solo la guerra nelle loro vite. Noi, e con ‘noi’ intendiamo il mondo, non possiamo tacere mentre le parti in conflitto continuano a usare il diniego di cibo, acqua, forniture mediche e altre forme di aiuto come armi di guerra”.
La tregua non ha interrotto gli assedi
In tutta la Siria – l’allarme lanciato dall’Onu – le persone continuano a soffrire a causa della mancanza dei più fondamentali mezzi di sostentamento e per il continuo rischio di violenza. Dopo due settimane dall’inizio del cessate il fuoco mediato da Russia e Turchia il 30 dicembre scorso, la maggior parte delle aree assediate non ha ancora ricevuto alcun aiuto umanitario e le rigide temperature invernali rendono ancora più disperata la situazione dei siriani isolati dal resto del mondo. “Noi, e con ‘noi’ intendiamo il mondo, non possiamo tacere mentre le parti in conflitto continuano a usare il diniego di cibo, acqua, medicinali e altre forme di aiuto come armi di guerra”, aggiungono le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite. Nel 2016, solo il dieci per cento delle richieste di accesso alle aree assediate è stato autorizzato nonostante il diritto internazionale umanitario – come ricorda l’Onu – proibisca espressamente l’assedio dei civili come tattica di guerra.
Madaya e le altre città assediate
Se l’assedio della parte orientale di Aleppo è finito con la riconquista della città da parte dell’esercito siriano, esistono ancora altre aree completamente isolate, tra cui Madaya, Douma (alla periferia est di Damasco) e Deir-ez-Zor, capoluogo dell’omonima provincia nella parte orientale del Paese. Oltre all’assenza di cibo e medicine, le zone sotto assedio patiscono anche altri gravi disagi, come la totale mancanza di elettricità o l’accesso all’istruzione. Save the Children ha denunciato che, nonostante la tregua, nemmeno a malati e feriti viene permesso abbandonare le città assediate. A Malaya – dove l’esercito fedele a Bashar al Assad e le milizie libanesi di Hezbollah impediscono l’arrivo di cibo, medicinali ed altri generi di prima necessità – ad un ragazzo di 10 anni rimasto gravemente ferito da un bombardamento più di un mese fa è stato impedito di lasciare la città. I genitori – secondo la Ong – temono che, senza le adeguate cure mediche, il ragazzo possa perdere la vista. Solo Moadamiya – una città di quasi 45mila abitanti alla periferia di Damasco assediata dalle truppe di Assad – ha ricevuto aiuti umanitari il 7 gennaio, dopo oltre due mesi di totale isolamento.
Senza riscaldamento e con la paura dei cecchini
I residenti a Madaya patiscono il freddo a causa dell’assenza di combustibile per il riscaldamento e della presenza di cecchini che impediscono di raccogliere legna da ardere. “La situazione è veramente brutta”, ha detto a Save the Children un insegnante di Madaya. “Siamo stanchi ed esausti, temiamo sempre di essere colpiti dalle bombe o di essere uccisi dai cecchini. Siamo esausti e stiamo gelando per il freddo”, ha concluso. Anche Save the Children esorta le parti in conflitto a consentire l’accesso immediato dei convogli con gli aiuti umanitari alle zone assediate. “Gli orrori dell’assedio dei distretti est di Aleppo è scomparso dalla consapevolezza pubblica – concludono le organizzazioni dell’Onu – ma non dobbiamo far sì che i bisogni e il futuro della popolazione siriana escano dalla coscienza del mondo”.
Tra i profughi che hanno abbandonato la Siria per cercare scampo in altri Paesi del Medio Oriente quasi metà (47,6%) sono bambini e adolescenti sotto i 18 anni.
Redazione Papaboys