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Cina: ancora proteste nello Zhejiang per la rimozione delle croci

Nella provincia cinese orientale dello Zhejiang, secondo quanto riporta l’agenzia AsiaNews, le autorità hanno arrestato 16 fra fedeli e pastori protestanti con l’accusa di “portare avanti affari illegali”. Per l’avvocato del gruppo sono stati arrestati perché volevano evitare la distruzione delle croci. La rimozione del simbolo religioso ha colpito in un anno più di 400 edifici, a causa di un provvedimento che considera abusive le croci di grandi dimensioni. Elvira Ragosta ha parlato di questo fenomeno con Agostino Giovagnoli, docente di Storia Contemporanea all’Università Cattolica di Milano:

R. Il fenomeno riguarda in primo luogo la città di Wenzhou, chiamata la “Gerusalemme della Cina”, perché è una città dove ci sono effettivamente molti edifici religiosi buddisti. ma anche cristiani, protestanti soprattutto, ma anche cattolici. Dunque questa presenza religiosa, quella dei cristiani in particolare, è molto visibile.

D. – Sembra che quest’area della provincia sia da due anni oggetto di una riqualificazione in vista di uno sviluppo economico. Allora come leggere questi eventi? Come un’azione amministrativa contro l’abusivismo o come un atto anti-religioso?

R. – Certamente è presentata dalle autorità come un atto contro l’abusivismo. Il fenomeno riguarda una presenza religiosa cospicua, perché lo Zhejiang è terra di emigrazione dei cinesi e quindi anche di forti rimesse economiche anche da parte di gruppi religiosi che da altri Paesi inviano soldi, soprattutto alle chiese protestanti. Quindi diciamo che si mischia sicuramente la situazione amministrativa con la volontà di contenere un presenza straniera considerata esorbitante. Certamente non si iscrive, almeno esplicitamente, in una politica antireligiosa. Certo, è comprensibile la reazione dei fedeli, perché la distruzione della croce ha una portata forte dal punto di vista della fede cristiana, ma la battaglia viene condotta dalle autorità sul ridimensionamento delle dimensioni esteriori delle chiese e delle croci che sono considerate troppo visibili, tanto è vero che non riguarda ciò che accade all’interno degli edifici ecclesiastici.




D. – Dunque si tratta di un fenomeno locale circoscritto alla provincia o i provvedimenti vengono da Pechino?

R. – No, certamente riguardano le autorità provinciali, tanto che qualcuno lo legge come una forte diffida che viene fatta alle disposizioni che vengono invece dal centro, da Pechino. Le letture politiche qui sono naturalmente molto complicate e difficili da definire. Però, certamente non è un atto che viene dal centro.

D. – Riguardo alla reazione della popolazione dei fedeli, che tipo di mobilitazione si è riscontrata?

R. – La mobilitazione dei fedeli è crescente. Inizialmente è stata limitata, soprattutto da parte dei fedeli protestanti, si sono poi aggiunti i fedeli cattolici, la voce del vescovo cattolico, perché quello che inizialmente è stato considerato tutto sommato un atto spiacevole ma non particolarmente grave, adesso viene considerato eccessivo proprio perché prosegue e si estende anche ad altre città.

D. – Che previsioni si possono fare su questa situazione?

R. – Credo che la tensione per il momento sia destinata a crescere. Tuttavia il fenomeno probabilmente resterà circoscritto.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

[box]Su questo argomento guarda anche il nostro articolo: Cina: il governo abbatte le croci? I fedeli le ricostruiscono![/box]

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