La riforma della cosiddetta “Buona Scuola” non introduce la teoria del gender. Così una circolare del Ministero dell’Istruzione inviata a tutti i dirigenti nella quale viene sottolineato il patto di corresponsabilità scuola-famiglia e il diritto dei genitori a conoscere prima dell’iscrizione il Piano di Offerta Formativa. Soddisfazione dalle associazioni genitori che però promettono: continueremo a vigilare. Paolo Ondarza ha intervistato il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi:
R. – Questa circolare è molto chiara e netta, così come era molto chiara anche la circolare di luglio. Queste due circolari dettano una regola chiara: lotta alla discriminazione sì, teoria del gender no. Non ci saranno più assolutamente alibi per chi vuole portare la teoria del gender all’interno delle nostre scuole!
D. – Le associazioni dei genitori apprezzano le rassicurazioni del ministero, ma dicono: continueremo a vigilare. In particolare chiedono: perché parlare di “educazione di genere”, perché distinguere tra “sesso” e “genere”? La domanda è: per genere si intende quello maschile e quello femminile oppure la pluralità di generi contemplati dalla teoria del gender?
R. – E’ difficile chiedere al ministero di fare l’interpretazione autentica di una parola, anche perchĂ© l’italiano è abbastanza semplice e “genere” – da che mondo è mondo – è maschile e femminile. Le associazioni dei genitori fanno bene a vigilare: è loro compito. E’ la nostra Costituzione – e lo ricordo come Ministero dell’Istruzione – che ci impone un patto educativo tra scuola e famiglia, tra genitori e insegnanti.
D. – Secondo quel patto di corresponsabilità ricordato dalla circolare, passaggio molto apprezzato dalle associazioni di genitori, che ricordano: ben prima della “Buona Scuola” si sono verificati nelle aule scolastiche casi di introduzione dell’ideologia del gender ad insaputa dei genitori. Si fa riferimento in particolare alla strategia Unar e all’affidamento ad associazioni Lgbt di corsi sull’educazione all’affettività senza il coinvolgimento dei genitori…
R. – Dobbiamo lavorare all’interno delle scuole contro la discriminazione. Ma un’altra cosa è la teoria gender: dai libretti Unar, alle varie iniziative fatte dalle associazioni. E su questo tema noi non possiamo non tener conto di una legge costituzionale, di una norma costituzionale, ma addirittura di una norma – direi – del buon senso, che è il rapporto tra genitori e insegnanti. Tutto ciò che entra nella scuola deve essere a conoscenza preventiva dei genitori, che devono poter liberamente scegliere se partecipare ad attività extrascolastiche, magari non contenute nel Pof, nel Piano dell’Offerta Formativa iniziale della scuola.
D. – E come risponde a quei genitori che denunciano che in passato questo patto di trasparenza, alleanza genitori-scuola, non è stato sempre rispettato…
R. – Rispondo che, in effetti, è così e che negli anni qualcosa è accaduto, altrimenti non ci sarebbe stato questo dibattito pubblico, anche molto acceso, e magari non ci sarebbero state queste due circolari, di cui la seconda ieri… Quindi guardiamo al presente e soprattutto al futuro. Il ministero ha detto cose chiare e nette: adesso lavoriamo per la scuola. E lo ribadiscono: la scuola non è terreno di scontro, di lotte ideologiche sulla pelle dei nostri ragazzi.
Intanto è polemica per le parole del ministro Giannini che ieri presentando la circolare ha definito una “truffa culturale” quella messa in atto da chi accusa la riforma di introdurre il gender nelle aule, non escludendo il ricorso a strumenti legali”. Sulla circolare del Miur Paolo Ondarza ha intervistatoMassimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri Figli, l’organizzazione che lo scorso 20 giugno ha portato in piazza a Roma circa un milione di persone:
R. – Se da una parte vogliamo dargli una lettura positiva, prendiamo atto che il ministro dichiara e rassicura che il gender non entra nelle scuole, dall’altra parte diciamo: “Attenzione, perché è già accaduto”. Quindi monitoreremo che le cose vadano in un determinato modo. Inoltre, non ci si può permettere di far passare il milione e più di persone che erano presenti a Piazza San Giovanni e tutte le correlate a quelle persone come dei visionari, dei terroristi, degli allarmisti.
D. – Se la “Buona scuola” non contiene la teoria del gender, le famiglie sono preoccupate dal comma 16 della stessa riforma …
R. – PerchĂ© quando nel comma 16 si legge che in tutte le scuole di ogni ordine e grado deve passare l’educazione alle paritĂ tra i sessi – e siamo perfettamente d’accordo – , la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, voglio chiedere al ministro: “PerchĂ© prima si usa la parola “sessi” e poi “genere”?”
D. – Come fossero due cose diverse?
R. – Come se fossero due entitĂ diverse! Se il ministro ci dice, scrive e dichiara che per quanto riguarda la scuola e la Repubblica italiana genere e sesso sono sinonimi, per cui esistono due generi punto e basta – maschile e femminile – siamo tutti perfettamente d’accordo. Ma nel momento in cui si dice: “Ci sono i sessi, maschio e femmina. Poi ci sono i generi”, cioè addirittura l’autodeterminazione dei bambini verso un orientamento sessuale diverso, rispetto a quello che la propria appartenenza maschile e femminile è in grado di determinare, questa si chiama ideologia di gender e contro questa noi combatteremo con tutte le nostre forze.
D. – Va detto che nella circolare viene sottolineata l’importanza del patto educativo di corresponsabilitĂ scuola-famiglia per condividere il progetto educativo …
R. – Mi permetto di dire che questo è un punto che noi abbiamo stimolato con le nostre prese di posizione e con le nostre dichiarazioni. Il nostro comitato non è contro qualcuno; che cosa vogliamo? Vogliamo che venga tutelata la famiglia – Art. 29 delle Costituzione “ ….societĂ naturale fondata sul matrimonio”  – e che vengano difesi i bambini da una specie di “colonizzazione ideologica” – felicissime e splendide parole del Santo Padre -; non vogliamo che questo “sbaglio della mente umana” – come lo ha definito sempre il Papa – del gender venga a colonizzare le nostre scuole. Allora, proprio per questo, vogliamo un dialogo addirittura ferrato; vogliamo metterci quasi al servizio della scuola dicendo: “Stiamo attenti che non vi siano delle persone schierate dal punto di vista ideologico, le quali sfruttando l’idea di educare i bambini alla non violenza, alla non discriminazione, in realtĂ introducono delle cose totalmente diverse. Ci permettiamo di dire, inoltre, che vigileremo anche a livello di composizione di un osservatorio nazionale per vedere che le cose vadano effettivamente nella direzione che il ministro ha tentato nuovamente di dire, perchĂ© se risulta che accreditati presso il ministero per costruire dei percorsi, delle strategie nazionali contro la discriminazione e la violenza di genere, ci sono 29 associazioni Lgbt, mentre l’Age, l’Agesc e le associazioni che fanno riferimento a principi valoriali diversi, non vengono nĂ© accreditati nĂ© tanto meno contattati, allora lei capisce che qualche dubbio ed una piccola mala fede ci viene. Allora sgombriamo i dubbi, non facciamo nessun muro contro muro, non vogliamo metterci in guerra contro niente e contro nessuno, nĂ© istituzioni nĂ© persone, ma cerchiamo di fare un ragionamento leale corretto e virtuoso avendo come fari la difesa della famiglia, societĂ naturale fondata sul matrimonio, e l’educazione dei bambini che deve collimare con la loro crescita di identitĂ sessuale.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)