“Se io non la posso crescere pensaci tu”, la mamma di Claudia Koll affidò con queste parole sua figlia alla Madonna del Rosario dopo un parto difficile e una trasfusione di sangue infetto che le fece rischiare la vita. L’attrice lo racconta alle colonne di Maria con te, offrendo una testimonianza intensa, bellissima, che dall’infanzia ad oggi, è contrassegnata dalla presenza materna di Maria.
Claudia Koll è lo pseudonimo di Claudia Maria Rosaria Colacione, il nome Maria Rosaria è legato alla grazia ricevuta dalla mamma che, quando si riprese dalle complicanze del parto, decise di recarsi in pellegrinaggio con la figlia al santuario di Pompei per ringraziare la Madonna di aver accolto le sue suppliche.
“(…) Era un medico, e capì subito che la situazione era grave e allora pregò la Madonna: “Se io non la posso crescere pensaci tu”. Mi ha affidata a Maria con tutto il cuore e io mi sento figlia di Maria perché questo legame è stato costituito per volontà di mia madre da subito. Quando si riprese, poi, mi portò al santuario di Pompei, dalla Madonna del Rosario, a ringraziare perché stava con me e mi ha riaffidata a Maria con una consapevolezza diversa.” (Maria con te)
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È la famiglia il primo luogo dove Claudia respira la fede. Sua nonna, non vedente, recitava costantemente il rosario svolgendo le attività domestiche. Un modo semplice di pregare, rivolgendosi a Dio e alla Vergine nelle azioni della giornata, offrendo le piccole e grandi fatiche con una familiarità sorprendente.
“Un’altra figura importante è stata mia nonna. Sono cresciuta con lei che faceva tutto in casa pregando. Aveva questa semplicità, la sentivo continuamente recitare il Rosario. Era non vedente e io già da piccolina mi sono arrivata, ero un po’ i suoi occhi. Il mio desiderio di diventare attrice è nato in casa sua perché guardavamo i film insieme, lei sentiva solo le voci, io le raccontavo cosa vedevo e nonna mi spiegava il significato delle parole”. (Ibidem)
Nell’intervista l’attrice racconta un episodio molto commovente e cruciale della sua infanzia. Un giorno da bambina, dopo aver visto a scuola un film sulle apparizioni di Fatima, chiese alla Madonna di portala con sé in Cielo. Questo, racconta, è stato il suo primo “incontro” con Maria fino ad allora immaginata soltanto come una statua.
“Per me i film sono stati una via speciale di conoscenza. Un giorno a scuola, da bambina andavo dalle suore, ci fanno vedere un film sulle apparizioni di Fatima e in quel momento attraverso quella proiezione scopro che Maria non è una statua, o un santino, ma una donna in carne e ossa. Vedendo poi questa relazione, che un po’ ripercorreva la relazione che io da piccolina avevo con mia nonna, tra Maria e i pastorali, relazione di fiducia, di responsabilità perché la Vergine dava un compito importante anche ai piccoli Giacinta e Francesco, oltreché a Lucia, sono tornata a casa e ho fatto una preghiera: ho chiesto a Maria di portarmi con sé. Le ho chiesto in sostanza di morire per vivere quella gioia piena che mi aveva trasmesso in quel film. Il Signore non ha ascoltato questa preghiera, però posso dire che il filo con Maria non si è mai spezzato e quindi per me è rimasta un riferimento anche quando sono stata lontana dalla Chiesa. Ho sempre avuto nostalgia del Cielo, nostalgia dell’infanzia, nostalgia di Maria”. (Maria con te)
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