Claudia Koll: prego sempre la Divina Misericordia e mi affido a Maria che scioglie i nodi
Quando parliamo di “conversione”, ci aspettiamo di leggere storie drammatiche o di ascoltare testimonianze di miracoli talmente spettacolari da mandare un WhatsApp a tutti i nostri amici per commentare quanto appreso.
Dimentichiamo però, che l’immensità di Dio non deve essere calibrata dalla stratosfericità dei suoi miracoli.
Ogni giorno l’Altissimo opera dei prodigi e dei miracoli in noi che, troppo arrabbiati con Dio perché non ci concede la Grazia su cui siamo ostinati, non notiamo.
Agisce in silenzio, con piccoli gesti che noi spesso attribuiamo al “caso” e ci fa fare esperienza diretta della sua misericordia e del suo amore verso di noi.
Facciamo un po’ più caso ai piccoli miracoli quotidiani ed inattesi che Dio opera nella nostra vita e tutti ci sentiremo convertiti ogni giorno un po’ di più.
E’ la grandezza di una donna quella che oggi vi vogliamo raccontare, di una persona che ha saputo cogliere nei piccolissimi segnali che Dio le ha mandato, la mano che grazie alla Divina Misericordia le veniva tesa per farla uscire dalle tenebre.
Claudia Maria Rosaria Colacione, in arte Claudia Koll è la protagonista di questo bellissimo viaggio dalle tenebre alla luce.
Dove e come è cominciata la sua conversione?
Tutto è iniziato con il passaggio della porta santa a San Pietro. Non ero una credente praticante, avevo solo accompagnato una mia amica che voleva passare la porta.
In quel momento però, cominciò l’anno di grazia del Signore nella mia vita.
C’è da dire che i miei genitori pregavano da molti anni per la mia conversione, sono consapevole infatti che questa è il risultato di un grido rivolto a Dio (sia personale che attraverso le persone care che intercedono). Dopo la Cresima infatti, come succede a molti giovani, avevo smesso di frequentare la Chiesa, di attingere dalla luce di Dio e di prendere forza dai sacramenti. Ho fatto una discesa agli inferi senza accorgermene. Pur avendo avuto un desiderio di Cielo da bambina.
San Paolo infatti ci mette in guardia dicendo: ‘chi sta in piedi stia attento a non cadere’. Solo con la preghiera dei miei e la Misericordia di Dio è stato possibile il grande cambiamento. E’ stato un cammino difficile: ho dovuto trovare la strada dentro di me, rimettere tutto in ordine, sia pensieri che valori. Ho dovuto scambiare il primo posto che occupavo solo io, con Dio e tutto è tornato in ordine. Solo Dio infatti ci illumina i passi.
C’è stata una religiosa / un religioso che l’ha aiutata nella rinascita a seconda vita?
Si, primo fra tutti fu Giovanni Paolo II.
Ricordo di essere andata ad una sua udienza del Mercoledì, era il 1 ottobre 2003 – festa delle missioni e di Santa Teresina di Lisieux (patrona delle missioni) – e lo incontrai per la prima volta. Mi colpì come un uomo così affaticato e gravemente malato si sia fatto incontrare da tutti noi.
Guardandolo negli occhi ho poi incontrato uno sguardo pieno d’amore nonostante la sofferenza, lì capii che seguire Gesù voleva dire dare la vita per Lui.
L’amore che ho visto nei suoi occhi mi ha fatto davvero capire cosa significa ‘dare la vita’.
Papa Giovanni Paolo II è stato quindi un riferimento nel mio cammino di conversione, basta dire che il mio cambiamento è iniziato dopo aver passato la Porta Santa nel 2000 ed il Papa che l’ha aperta e chiusa è stato proprio Giovanni Paolo II.
Un altro riferimento nel mio cammino è stato il mio padre spirituale che mi ha guidata dall’inizio della mia conversione, finchè non è andato in Cielo. Mi ha seguita quindi per 10 anni e più.
Lui è padre Ludovico Fazzone: un padre francescano carismatico.
Ci parli della sua onlus “le opere del Padre”.
Io ho fondato un’associazione dedicata a Dio Padre, nata l’11 maggio del 2005, giusto un mese dopo la morte di Giovanni Paolo II.
La spiritualita è la Divina Misericordia istituita da Giovanni Paolo II, spiritualità tra l’altro che di questi tempi hanno portato avanti anche Papa Benedetto e Papa Francesco.
Abbiamo dei gruppi di preghiera all’interno, in cui meditiamo la passione di Cristo e preghiamo per tutto quello che ogni giorno ci viene richiesto.
Accanto alla parte spirituale ci sono le ‘opere di carità’ in Africa per i bambini poveri.
Queste comprendono anche, per esempio, una sartoria per aiutare le ragazze madri con i loro bambini.
A Roma, precisamente a Fidene, nella parrocchia di Santa Felicita e Figli Martiri, diamo servizi per i senzatetto e per le persone disagiate: offriamo colazione, pranzi, visite mediche e cure. Abbiamo anche un avvocato che ci aiuta per i casi più difficili.
Questa realtà ci ha portato al riconoscimento di ‘associazione privata di fedeli’ da parte della diocesi di Roma.
Il servizio che offriamo porta inevitabilmente all’instaurarsi di una relazione che permette uno scambio umano ed un graduale affezionarsi all’altro. Si entra infatti all’interno della vita di queste persone.
A tal proposito, infatti, è stato un rammarico profondo leggere la notizia del senzatetto morto a Fidene, poiché era un signore che frequentava il nostro servizio. Resta sempre il dubbio che quella persona avresti potuto aiutarla meglio.
Il servizio che offriamo si coniuga con la preghiera per i poveri e con i poveri.
Pure appartenendo a diverse religioni, insieme ai nostri ospiti recitiamo la Coroncina della Divina Misericordia e meditiamo la parola di Dio.
Il motivo per cui mi impegno a pregare per loro e con loro è perché solo Dio può farli risorgere da una situazione disastrosa come la loro. Cerco quindi di aiutarli ad incontrare la Misericordia di Dio, che ha cambiato la mia vita e che può cambiare anche la loro.
Dalle opere compiute dalla sua onlus “le opere del Padre”, sappiamo che lei aiuta molti bambini con problemi e non solo. Ha avuto modo di essere vicino anche ad opere e fondazioni che aiutano i bambini con difficoltà?
Si.
Ho ascoltato a Bari Don Oreste, ed il ricordo più grande che ho di lui è la tonaca lisa: le persone amavano toccargliela.
Poi sono stata al Cottolengo di Torino molte volte. I primi tempi, dopo la mia conversione, andavo spesso lì e man mano riscoprivo un legame forte con i disabili. Mi volevano bene senza pregiudizio, era un rapporto liberante. Quelli che frequentavo io adesso sono in Cielo. Andavo anche a trovare la famiglia dei Santi Innocenti. Ora è rimasta solo Suor Immacolata della Piccola Casa.
“Le opere del Padre”, come ci ha detto, è arrivata anche in Africa. Cosa le hanno insegnato ed immagino le continuano ad insegnare l’Africa e la sua realtà?
Il cammino verso l’essenziale.
I poveri sono molto essenziali, guardano a quello che è davvero importante e sanno condividere e distaccarsi facilmente da quello che hanno. In Africa l’impatto è forte, si ha modo di vedere la vera povertà: i bambini poveri, le case senza mobili, acqua e luce.
Le vere domande però te le fai in Italia e cerchi di cominciare a vivere in maniera più sobria anche tu.
Ci dica pregi e difetti del mondo dello spettacolo.
Io nel cuore ho tante esperienze belle.
La popolarità permette di raggiungere tante persone e si può essere un ripetitore positivo o negativo. Se la si usa male e ci si lascia prendere troppo dal successo, si rischia di distruggere ogni cosa.
Si diventa una persona indisponente e ci si crede superiori a tutto.
Da questa superiorità, si cominciano a distruggere anche le relazioni con le persone vicine.
La popolarità ti fa credere onnipotente, ma poi nella vita si sperimenta il limite. Dobbiamo pensare che Dio stesso ci ha mostrato la strada facendosi più piccolo per noi e abbassandosi fino alla morte in Croce.
Ha fatto un cammino di ‘Kenosis’ svuotamento di sé.
Ci racconti la sua prima emozione nel rivedere il mondo dello spettacolo dopo la conversione e dopo che il suo cuore ha conosciuto Dio.
Andavo a lavorare, ma la mattina presto andavo a Messa.
Quando aspettavo di lavorare pregavo il Rosario.
Ricordo che durante la settimana dell’ecumenismo avevo uno spettacolo teatrale, una commedia: ‘Il prigioniero della seconda strada’.
Ero dietro le quinte e nell’attesa della mia parte, recitavo il Rosario per il dialogo tra le religioni e per le persone che erano in sala.
La Preghiera della pace portava bene e le testimonianze di chi non sapeva che avevo pregato, mi hanno fatto capire che ha prodotto grandi frutti.
Non avevo un rapporto un rapporto contraddittorio in me mentre recitavo, pensavo solamente al bene delle persone. C’erano tante persone in sala per le quali potevo chiedere il bene, al di là di quello che poteva essere il mio contributo per lo spettacolo.
Sul palco non volevo applausi, ma volevo solo trasmettere qualcosa di importante al pubblico.
Lei ha dichiarato che appena nata, sua mamma l’ha affidata alla Madonna del Rosario e che da bambina, dopo aver visto un film su Fatima, chiede a Maria di andare in Paradiso con Lei. Quale è il suo rapporto con la Mamma?
E’ un rapporto che non si è mai spezzato, però nella vita ci si può perdere e perdere tanto.
Maria è fondamentale: tutte le grazie passano da Lei. Nonostante prego molto la Divina Misericordia so che nelle situazioni devo affidarmi a Lei: la Mamma che scioglie i nodi.
E’ infatti il Rosario che preferisco.
Quale è il suo rapporto con Medjugorie?
Sono andata diverse volte ed è un’esperienza di Grazia.
Quest’ anno al festival dei giovani, ho sentito una Grazia molto grande durante la Celebrazione Eucaristica. Medjugorie è Grazia che opera, non solo per la quantità di giovani presenti, ma per i giovani in ginocchio intorno al Santissimo, per i giovani che si confessano. Giovani peraltro, che vengono da tutte le nazioni.
Una frase core business della sua vita che le ha lasciato San Giovanni Paolo II, suo primo riferimento nel cammino di conversione.
“Non abbiate paura!”
La paura può bloccare e chiudere il cammino dell’uomo ed il desiderio di sperimentare la relazione con Dio. Ci si fa fermare da false paure nell’andare incontro all’altro e nel prendere decisioni. La paura impedisce il cammino di crescita dell’uomo: l’uomo deve crescere in Sapienza.
L’incoraggiamento di Giovanni Paolo II parte dal fatto che non si deve temere Dio che ci ama e ci vuole bene.
Si deve rischiare nella relazione con Lui.