In vista della Conferenza internazionale di Parigi sul clima di dicembre, la Chiesa cattolica si confronta con esperti, mondo politico e aziendale per fare il punto sulla crisi climatica e contribuire alla costruzione di una soluzione condivisa.
Questo nel meeting internazionale intitolato “Giustizia ambientale e cambiamenti climatici” in programma a Roma il 10 e l’11 settembre prossimi. A promuoverlo, i Pontifici Consigli Giustizia e Pace e degli Operatori Sanitari, insieme con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Oggi, la presentazione nella sede della nostra emittente. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Giustizia, salute e pace: i cambiamenti climatici influenzano questi tre ambiti e se non si inverte la rotta l’esito sarà drammatico. A pagare sono già ora le popolazioni più povere, in termini di alimentazione, diritti, sopravvivenza. Lo afferma la scienza, lo ribadisce il Papa nell’Enciclica “Laudato si'”, che pone le basi del meeting romano. Da ciò, programma e interventi della due giorni che terminerà con l’udienza in Vaticano venerdì 11 settembre. “La prossima Conferenza di Parigi – dice Edo Ronchi , presidente della Fondazione promotrice – sarà la 21.ma, quella decisiva, dopo 20 mancati accordi precedenti mentre la terra continua a riscaldarsi”:
“Non c’è più tempo. Le emissioni continuano a crescere anche se nel 2014 hanno avuto un po’ di stabilizzazione. Bisogna fare un accordo che riporti il mondo nella traiettoria dei due gradi. Adesso, andiamo verso una traiettoria di oltre quattro gradi. Questo convegno serve a fare una riflessione scientifica e tecnica per richiamare l’attenzione dei decisori politici sul fatto che gli impegni assunti alla vigilia di Parigi sono insufficienti, in particolare quelli assunti dai grandi Paesi, grandi emettitori. La Cina non può aspettare il 2030 per ridurre le proprie emissioni, è troppo tardi. Bisogna cominciare prima. C’è uno studio di Stern che documenta che è possibile che questo venga fatto prima con esiti economici non preoccupanti, anzi con vantaggi di questo tipo. Gli Stati Uniti non hanno applicato il protocollo di Kyoto che avrebbe dovuto impegnarli a ridurre del 7%: in quel periodo, cioè ’90-2012, hanno invece aumentato le emissione del 10%, a fronte di un impegno di riduzione pari a 32. Anche questo non basta, perché il loro pro-capite rimane troppo alto. L’Europa ha un impegno che è nella traiettoria, ma potrebbe – come dice l’Agenzia internazionale dell’energia – migliorare i suoi impegni. In buona sostanza, ci vuole uno sforzo in più”.
Si sa cosa e come fare per cambiare rotta sul clima, ma a mancare è soprattutto una “spinta morale per superare egoismi nazionali e settoriali”, ripete Ronchi. Spinta che può venire dall’Enciclica del Papa al quale, dice, consegneremo un messaggio a fine lavori:
“Ci aiuta molto l’Enclica ‘Laudato si” che ha un richiamo forte a questo senso di lungo termine della politica e a questa responsabilità verso la natura”.
La “Laudato si'” richiama alla resposnabilità dell’uomo custode e decisore: da qui l’interlocuzione con i due Collegi pontifici, che al Meeting romano portano l’attenzione agli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute e sulla giustizia sociale, specie dei più deboli nel mondo. Padre Augusto Chendi, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari:
“Senz’altro, l’Enciclica del Papa entrerà a piene mani nel meeting in quanto una delle chiavi di lettura, a mio modesto avviso, è proprio questa priorità che il Santo Padre pone all’’humanum’, alla dignità della persona umana rispetto alla dimensione puramente funzionalistica o finanziaria, economico-finanziaria. Sappiamo che soltanto operando questa inversione, la dignità della persona umana, ivi compreso il bene fondamentale della salute, verrà salvaguardato ed eventualmente anche promosso. Credo che come Chiesa dobbiamo essere persone profetiche, cioè mettere davanti al volto di questi scienziati la priorità dell’uomo, ricreare quell’ambiente di valori che purtroppo l’economia molte volte ha disatteso, offuscato del tutto o in gran parte”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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