Categorie: Pax et Justitia

Coalizione internazionale per combattere l’Is: 100 bambini in ostaggio

IRAQ_-_STATI_UNITI_-_militanti_jihadistiIRAQ_-_STATI_UNITI_-_militanti_jihadistiNuove atrocità sui fronti iracheni – Mentre il Governo di Washington e gli alleati della Nato delineano in Iraq una strategia contro i terroristi del cosiddetto Stato islamico (Is), attivi anche in Siria, dai fronti iracheni si susseguono le notizie di atrocità. I peshmerga curdi e le milizie sciite hanno scoperto una fossa comune con 35 corpi a Sulaiman Bek, una città del nord dell’Iraq strappata all’Is che la controllava da giugno.

Nel summit della Nato a Newport, in Gran Bretagna, il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, ha ribadito la determinazione a distruggere l’Is, ma anche l’intenzione di non affiancare un intervento di terra ai raid dell’aviazione in Iraq. Pronto a interventi armati in caso di richiesta del Governo di Baghdad si è detto il presidente francese, François Hollande, il quale ha però escluso che ciò possa accadere anche in Siria, argomentando che al contrario di quello iracheno il Governo di Damasco non sarebbe legittimato a chiederlo.

Secondo fonti curde 45 bambini della minoranza degli yazidi e una cinquantina di sciiti sarebbero in un orfanotrofio di Mosul. Smentite le voci sulla morte del leader al Baghdadi

È l’ultima terribile notizia che arriva dal fronte iracheno: almeno 100 bambini iracheni, sciiti e yazidi tenuti in ostaggio da jihadisti a Mosul. La notizia piomba all’indomani della chiusura del vertice della Nato, in cui Barack Obama ha ottenuto il sì dai suoi più stretti alleati alla creazione di una grande coalizione internazionale.

Una coalizione che non ha nulla a che vedere con quella del 2003 che portò all’invasione dell’Iraq, precisa la portavoce del Dipartimento di Stato Usa Marie Harf, e che nelle attese dovrà coinvolgere anche la Turchia e un gruppo di Paesi arabi come la Giordania, l’Arabia Saudita e il Qatar.

Ma un ruolo fondamentale può essere svolto anche dall’Egitto di al Sisi. E – seppure nessuno lo dica esplicitamente – gli occhi sono puntati anche sull’Iran, chiamato a fare la sua parte insieme ai gruppi moderati in Siria e allo stesso regime di Bashar al Assad la cui aviazione nelle ultime ore ha bombardato pesantemente le postazioni jihadiste sul proprio territorio.

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