Non so se Maurizio Valente delle Iene creda che Maria, la Madre di Dio, ha concepito il Figlio Gesù non con lo sposo Giuseppe ma per opera dello Spirito Santo, e che lo ha partorito verginalmente: no, questo non lo so, ma devo dire che mi commuove vederlo portare, come regalo di Natale, spremuta e brioche ad alcuni senza tetto di Milano. E poi devo dire che non mi scandalizzo se una grande produttrice americana di cibi per animali sfrutta il Natale per imbandire una tavola piena delle sue prelibatezze che vengono gustate, invece che da noi persone qualsiasi, da cani e gatti. Non mi sorprendo, e non credo sia perché Benigni m’ha fatto riscoprire che nell’enunciato del quarto comandamento, ci sono pure il bue e l’asinello. So bene che Le Iene e la multinazionale sfruttano l’occasione per allargare la loro fetta di mercato ma no, comnque, non ci rimango male. Festa della fede. Festa consumistica. Festa della gioia. Festa interiore. Festa cristiana. Festa scristianizzata. Lo sento commentare e dire in tanti modi, ogni anno, ogni Natale. Una sola parola non siamo riusciti a togliere: festa. Ma io dico: se è festa è Natale, perché se è festa è gioia. Non voglio essere come i ragazzini della parabola che non sapevano ballare se sentivano la musica e non sapevano piangere se sentivano i lamenti (cfr Mt 11,17). Se Dio è tutto, è tutto. Forse perché è Natale voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. E nelle luminarie delle vie del centro e nei gesti di generosità vedo la festa che c’è, la gioia. E allora è Natale. Troppo facile? Troppo semplice? Stamattina a Messa sentivo parlare una mamma con accanto una bimba di quell’età in cui sospetti su chi ti porta i regali. La bambina chiedeva: ma perché si festeggia Natale? e la mamma, placida: perché è nato Gesù Bambino. Applauso. Brava. C’è tutto. Non so cosa sappiano Valente e la fabbrica di cibo ma che a Natale si festeggia il compleanno di Gesù, lo sanno di certo. E anche se nella loro testa non ci sarà tutta la verità, di sicuro tutto quel che c’è è vero. Perché Natale è così. Anche se non credi che Dio è Uno e Trino, e il dogma della perpetua verginità di Maria, comunque, tutto quello che vedi lo capisci ed è vero. Non sarà tutto? forse, ma intanto è tutto vero. Lì ci sono un papà e una mamma con un bimbo, emarginati da tutti ma con gli animali che li aiutano a fare casa. E chi non ha qualcosa in comune con quello? e poi, se sai qualcosa in più, per esempio che c’è chi crede che una Vergine ha dato alla luce un figlio, ti incoraggi, e ci credi anche tu che quell’angolo della tua vita che non funziona può cambiare, ed essere fecondo. E questo è Natale. Non sarà tutto, ma è tutto vero. Non sarà tutto, ma è il Natale che c’è: non mi sento di fargli la predica. Lo voglio prendere in braccio e pulirgli il moccio dal naso perché il mistero del Natale è che divino e umano si fondono, e ci confondono. E se non capisco Dio, capisco un bambino, e se quel bambino è Dio, allora capisco qualcosa di Dio. Ed è un passo in avanti. Me lo dicono i sensi. Non solo quelli interiori. Anche quelli degli occhi e delle orecchie. Le lucette, un video che mi commuove, una pubblicità con degli animali vestiti che banchettano, una musichetta, mi dicono è festa. O me lo dice un senza fissa dimora che piange commosso per il succo di frutta e la brioche, perché chissà quali ricordi di felicità che rigurgitano tutti insieme dentro di lui. Un po’ buonista questa lettura? Un po’ forzata questa visione? Sì, sforziamoci. A Natale vale la pena ritrovare la gioia, il Natale è una festa. Grandiosa. Forza, sorridiamo. Questo è il Natale che c’è.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da ilsussidiario.net