A compiere l’omicidio è stato un senza fissa dimora, che era entrato in parrocchia con l’intento di rubare. Scoperto dal sacerdote mentre compiva il furto, l’indigente si è scagliato contro di lui con un moncone di bottiglia rotta, colpendolo al viso e ferendolo mortalmente al collo. Poi ha tentato di fuggire, ma è stato fermato dagli abitanti del quartiere, che stavano per impiccarlo. A salvarlo dal linciaggio è dovuta intervenire la polizia. Momenti di tensione tra le forze dell’ordine e la folla si sono registrati anche dopo l’arresto. Più di cento agenti, compresi quelli dei reparti speciali, sono stati coinvolti nell’operazione messa in atto per trasferire l’omicida in un luogo di detenzione lontano dal quartiere.
La diocesi di Monterìa, con un comunicato firmato dal vescovo Ramon Alberto Rolon Guepsa, ha indetto tre giorni di lutto, durante i quali in tutte le parrocchie si celebreranno liturgie eucaristiche e si esporrà il Santissimo Sacramento “come atto di riparazione davanti a un fatto tanto riprovevole”. Anche nella parrocchia di Santa Maria Madre della Chiesa sarà celebrata una Messa di purificazione come atto di riparazione per il crimine commesso in quel luogo sacro.
Il vescovo esprime riprovazione per gli atti violenti che continuamente si succedono nella città e nel Paese, considerati come effetto di una decomposizione morale e sociale generalizzata. “Facciamo appello alle comunità che domani celebreranno la memoria liturgica della Vergine del Carmine” si legge nel comunicato della diocesi pervenuto all’agenzia Fides “affinchè si manifestino con tratti di sobrietà le espressioni della devozione popolare, in memoria di un sacerdote che ha speso 48 anni della sua vita al servizio della Chiesa come presbitero della nostra Chiesa particolare, distinguendosi per la sua passione civica in diversi settori della società civile”.
Il sacerdote era arrivato a Monterìa nel 1968, dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale a Charalà, nel dipartimento colombiano nord-orientale di Santander, la sua terra natale. La sua figura era molto nota in città: nel corso degli anni ’90, padre Leon aveva accettato la proposta di alcuni leader locali che gli avevano chiesto di candidarsi alle elezioni per la carica di sindaco: il sacerdote aveva vinto, sbaragliando i candidati dei partiti tradizionali. Da sindaco aveva guidato l’amministrazione comunale dal ’95 al ’97, per poi tornare a svolgere il suo ministero pastorale. Attualmente era parroco della chiesa di Sant’Antonio da Padova, ma negli ultimi giorni stava sostituendo per le celebrazioni liturgiche e sacramentali anche il parroco della chiesa dove è stato assassinato.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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