Le ultime immagini satellitari sono di pochi giorni fa. Si vedono colonne di profughi spostarsi verso villaggi costieri. Confermano lo scenario peggiore: «Entro l’estate potrebbero partire oltre 200 mila persone. Si possono prevedere migliaia di morti, perché i trafficanti stanno rastrellando qualsiasi cosa galleggi. Il tempo stringe e dopo l’estate nessuno sa cosa sarà della Libia».
La notizia è stata diramata da fonti dell’intelligence europea. Al momento viene presa con le dovute cautele, come tutte le informazioni provenienti dal Golfo della Sirte. Secondo le ultime osservazioni disponibi-li, sarebbero tra 500mila e un milione i migranti in attesa di venire caricati su un barcone. Nel 2014, 219 mila rifugiati e migranti hanno attraversato il Mediterraeo, e le vittime sono state almeno 3.500. Dall’inizio del 2015, circa 31.500 persone hanno intrapreso traversate marittime per raggiungere Italia e Grecia. «L’Italia riconosce l’Onu – sta portando un fardello enorme per conto dell’Europa sul problema dell’immigrazione». E l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha annunciato la convocazione dei ministri degli Esteri e degli Interni dei 28. «Non bisogna lasciare sola l’Italia», ha detto.
I numeri stanno crescendo ulteriormente e i morti sono già più di mille. Diecimila sono sbarcati negli ultimi giorni in Italia. E tra essi almeno 500 minori non accompagnati. Molti hanno già fatto perdere le proprie tracce. Nel 2014 erano spariti 3.707 ragazzini immigrati su un totale di 14.243 sbarcati sulle nostre coste. E dietro la sparizione «c’è una organizzazione illegale». È la denuncia del procuratore capo dei Minori di Palermo, Amalia Settineri, secondo cui esiste «un’organizzazione illegale dietro la scomparsa dei minori».
In Libia il fattore tempo è l’elemento determinante. Le bande di predoni di vite umane si trovano a ovest schiacciati dalla pressione dell’esercito egiziano che sta tentando di contenere l’avanzata delle milizie che si rifanno all’Is. A est è alta l’allerta della autorità tunisine che hanno stretto accordi vincolanti con l’Ue allo scopo di impedire ai trafficanti di usare le proprie coste come porto di partenza.
«Quante altre persone dovranno morire prima che i governi europei riconoscano che fare affidamento su risorse arrangiate per le operazioni di ricerca e soccorso non è abbastanza?». Lo domanda Gauri Van Gulik, vicedirettrice del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. Secondo Amnesty tutti i segnali lasciano intendere che «il numero dei migranti e dei rifugiati che faranno quella traversata aumenterà con l’arrivo della bella stagione e col proseguire delle persecuzioni in paesi come Siria ed Eritrea e dell’instabilità in Libia, il principale punto di partenza per la maggioranza dei viaggi organizzati dai trafficanti». L’alto commissariato per i rifugiati «sostiene la necessità di una risposta completa e urgente da parte dell’Ue ». L’Acnur ha ripetutamente formulato «proposte specifiche». Di risposte, neanche una.
Di Nello Scavo per Avvenire
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